Trent'anni fa, Piero Ciampi, uno dei poeti più malinconici e dissidenti del Novecento italiano ci lasciava nel giorno esatto in cui mi accingo a scrivere: il 19 gennaio. Il cantautore siracusano Giovanni Caruso sarebbe nato nel febbraio di quello stesso anno e ventinove anni dopo avrebbe vinto l'ambito Premio a lui intitolato.

Figlio di quest'epoca, Caruso titola il suo album Amore a progetto. Un amore provvisorio, insicuro... come forse sempre è stato per chi d'amore s'è nutrito. Una generazione intera separa l'ormai quasi trentenne Caruso dall'indimenticato Ciampi che non vide il suo 47esimo anno di età, ma le tematiche son sempre quelle: l'amore - disperato nel caso del poeta livornese, precario nel caso del cantautore siracusano - e tutto ciò che esso genera. Caruso si avvale di eleganti metafore per raccontare situazioni vissute o anche solo immaginate. Questo di Giovanni Caruso è un pop raffinato, la sua voce lieve e grave si snoda tra canzoni che ora costeggiano i confini del sogno ora affondano negli abissi dell'animo. Le sue ballate riescono a trasportare chi ascolta su una solitaria costa abbandonata, bagnata dolcemente dal mare... o in una stanza disadorna, dove si consumano passione e tormento. «Il bianco dei tuoi occhi gravita sopra il mio cuscino e il senso del possesso intrappola ogni mio sospiro» canta Caruso, «sei la cosa che mancava ma che ho perso già»: una poetica dell'abbandono che non rinuncia alla speranza. Le parole "cuore" o "amore" non sono svuotate di significato, al contrario acquistano nelle liriche di Caruso il loro senso più autentico. L'amore complesso dunque, carnale eppur distante, raffreddato da «un abbraccio occasionale» dato il giorno di Natale. Nella portante Amore a progetto, la speranza lascia il passo al disincanto: «i sogni che credevo ad un passo da noi sono solo progetti, anche quello tra noi è un amore a progetto». In modo molto personale Caruso dà voce a emozioni universali e per questo condivise. Abile paroliere, non scade nel già sentito e pur nell'innovazione riesce a mantenere una certa familiarità con le tradizioni della musica italiana. In conclusione, il cantautore promette bene e lo teniamo d'occhio per il prossimo disco che mi piacerebbe più ribelle. Esattamente come fece Ciampi negli anni Settanta, rimanendo incompreso in vita ma essendo poi riconosciuto come Poeta immortale (io stessa metto Adius tra le più belle canzoni d'amore mai scritte).

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