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Luca Borgia

Avvolgistanti

Recensire un disco strumentale è un esercizio che si presenta di primo acchito piuttosto complicato ma che in realtà si rivela molto stimolante. Certo, istintivamente noi scribacchini preferiamo avere, almeno a grandi linee, il controllo della situazione. Dobbiamo conoscere l’autore, la sua storia, i dischi che ha realizzato, i testi delle canzoni, i musicisti, dando anche un occhio alla produzione e l’altro al packaging e alla grafica. Il disco strumentale invece si presenta sempre abbastanza nudo, e per questo può diventare una grande risorsa, riportandoti alla pura essenza della musica. Con questo stato d’animo mi sono dedicato al ripetuto ascolto di Avvolgistanti, ultima produzione di Luca Borgia, che dopo aver aderito tra gli anni ‘90 e i 2000 a diverse band Metalcore di Torino dal 2018 si è messo in proprio col suo nome o con l’acronimo LPN. Primo album Hyperion del 2020, quindi collaborazioni teatrali, un duo col saxofonista Luca Cerianni e alcune trame musicali (improvvisazioni e sigle) come LPN (Luca Purum Nihil).

Un personaggio curioso e vivace, di quelli necessari in questi tempi tristi. Il disco si apre con la title track Avvolgistanti, una chitarra scratchata dà il la al brano che poi lentamente si ammorbidisce adagiandosi su un suono di chitarra piuttosto liquido. L’intero album si posiziona nel filone evocativo e costituisce nel suo insieme quasi una lunga e lenta corsa, costruita attorno ad un ottimo suono di chitarra. Chitarra, effetti, suggestioni che compongono un lavoro da ascoltare con rigore, particolarmente adatto alle situazioni notturne, senza preferenze di stagioni. Ad accompagnare Luca Borgia quasi esclusivamente la sua chitarra, con inserti occasionali di synth. Un disco che invoglia alla meditazione, ma non pensiate si tratti di un lavoro monotono, anzi, le canzoni pur seguendo uno stesso fil rouge si differenziano e sono riconoscibili, magari per alcuni cambi di prospettiva sonora o per diversi giochi di accordi. La particolarità è che ogni brano è caratterizzato da un titolo in italiano sempre piuttosto incisivo. La seconda traccia è Il Diavolo ha una rosa tra i denti, Nel terzo brano L’alba che cura sembra fare capolino un violino ma credo sia il suono riprodotto dal synth, per un pezzo in ogni caso molto bello, basato naturalmente sull’arpeggio della chitarra. Suoni pizzicati, arpeggiati, e volte elettrificati, tra jazz e fingerpicking si librano morbidi finendo con l’ammaliare l’ascoltatore.

Un lavoro onirico, che aiuta a concentrarsi ma richiede concentrazione, perché bisogna entrare in una sorta di camera dì ascolto per lasciare che il suono penetri e ti conduca altrove, nell’Universo sconfinato. La gemma del disco è la traccia numero 7, Le tue sedie, i miei bicchieri, che ha al suo interno, verso la metà, un frame sonoro fantastico, che cattura e conquista. Ottimo disco, intrigante ed adattissimo ad alcune situazioni della vita, in particolare quelle nei quali senti il bisogno di riflettere, magari per cercare di ritrovare te stesso.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Luca Borgia
  • Anno: 2022
  • Durata: 33:10
  • Etichetta: Snowdonia Dischi

Elenco delle tracce

Luca Borgia 01. Avvolgistanti
02. Il Diavolo ha una rosa tra I denti
03. L’alba che cura
04. Lungo il fiume
05. Argille azzurre
06. Falò d’ali a Limonda
07. Le tue sedie, I miei bicchieri
08. Vino Rubino
09. Fiaba del Granchio e del suo Plenilunio

Brani migliori

  1. Le tue sedie i miei bicchieri
  2. Lungo il fiume
  3. Vino Rubino