ultime notizie

Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Epepe Trio

Barely Poems (Poesie a malapena)

Siamo nei primi mesi del 2022 e, come ogni anno, ero impegnato nell’ascolto dei brani strumentali del Premio ‘L’Artista che non c’era’ in qualità di giurato. Tra i vari artisti iscritti, arrivo ad ascoltare questo progetto chiamato Epepe Trio. Ammetto che non sono un amante del jazz e questo progetto, con questo “Trio” finale nel nome e con una biografia che citava più volte la parola jazz, mi sapeva tanto di… jazz pieno. Questo solo per dire che l’approccio è stato tiepido, seppur l’attenzione – come è d’obbligo in questi casi – era comunque massima.

Faccio partire il primo dei due brani e inizio ad ascoltare La scimmia. Un incipit che cattura, un riff di sax dove è impossibile non muoversi a ritmo. A dar manforte arriva la chitarra elettrica, pulita e cristallina ma dallo spirito rock, sostenuta da dei bassi super carichi e da una batteria spedita e potente. Nel mezzo del brano la chitarra improvvisamente si fa distorta e trasforma l’opera in un progressive rock di tutto rispetto. Hai capito il trio! Li ho conosciuti così gli Epepe Trio, ovvero Davide Benecchi alle chitarre elettriche, Tommaso Uncini al sax e Fabrizio Carriero alla batteria, con un nome che è un riferimento al romanzo ‘Epepe’ dello scrittore ungherese Ferenc Karinthy (1970).

 

Ma venendo al disco, due parole vanno spese per il titolo, Barely poems – Poesie a malapena, dove i brani, secondo le intenzioni degli stessi autori, nascono come canzoni pensate per una voce senza parole (ecco perché “Poesie a malapena”). Una scelta precisa, dove la voce umana viene ‘sostituita’ dal sax, per lasciare libertà di interpretazione all’ascoltatore.

Il disco si apre con Scalza, brano basato su un riff di chitarra ritmico e trascinante, di quelli che ti ritrovi a canticchiare per giorni e giorni, arricchito da interessanti trovate armoniche. Il sax coerentemente con le intenzioni dichiarate funge da sostituto della voce, interpretando incisi strofe e ritornelli con pregevoli linee melodiche. Ottima scelta del brano apripista quindi. L’opera prosegue con La Scimmia, di cui abbiamo già parlato, e da Look Down, l’unico pezzo scritto dal sassofonista Tommaso Uncini, mentre gli altri brani sono tutti a firma di Davide Benecchi. Look Down è forse il brano più ‘criptico’ del disco, dai ritmi più lenti e forse per questo meno immediato.  Il riff di sax si intreccia letteralmente a quello della chitarra distorta, facendo entrambi anche un buon uso di effettistica sopra una trama ritmica e armonica condita da stacchi improvvisi. Il risultato è un brano “oscuro” (non inteso in senso negativo) e dalle atmosfere distopiche.

Dopo questo inizio più tirato sono i toni dolci a dominare, i brani diventano un po’ più morbidi, quasi nostalgici come Sardegna e Di noi due, a cui seguono tracce più movimentate come Starò meglio qui e Siamo come siamo. A chiudere l’album arrivano Van Gogh e Nitida, ultimi afflati di dolcezza in un disco vario e godibile, dove la chitarra super riverberata crea arrangiamenti e progressioni dal carattere evocativo, su cui il sax sembra fare un monologo a cuore aperto.

La colonna portante del disco sono i riff arpeggiati e le trovate armoniche della chitarra elettrica, dall’anima rock e dal suono chiaro e ricercato, che non disdegna uso di riverberi. Neanche il sax disdegna gli effetti e in alcuni momenti lo troviamo dotato di doubling o phaser. Ben evidenti anche i bassi trascinanti e le strutture ben studiate, che alternano ritmi spediti dal tiro pungente a momenti più melancolici, interrotti qua e là da stacchi inaspettati, cambi di accenti e ritmi dispari, sapientemente resi dal batterista.

Alla luce di tutto questo, mi diventa difficile inquadrare gli Epepe Trio in un genere preciso. Non a caso, gli Epepe Trio hanno vinto l’edizione 2022 de L’Artista che non c’era – sez. Strumentale (insieme ad un altro progetto decisamente interessante, Mi.Co, di Michele Santoriello), un Premio che ha nelle sue caratteristiche quella di non precludere nessun genere musicale. Sicuramente negli Epepe Trio c’è qualche elemento jazz, sia chiaro, soprattutto nei virtuosismi del sax e in qualche accordo o in alcune ritmiche che riconducono più di altre a quel mood. Però la chitarra elettrica, col suo suono pulito e calibrato, la batteria col suo tiro micidiale e con le sue trovate sagaci, conferiscono al tutto un’anima quasi da progressive rock, con qualche accenno di elettronica qua e là dato dall’effettistica. Un disco completo e ricco di sorprese, per gli amanti dell’Album Oriented Rock strumentale, del sax e della musica strumentale in generale.

Chiudiamo con una sorpresa. Dal momento che gli Epepe Trio si ispirano a un romanzo, di cui non sapevo nulla se non qualche breve sinossi trovata in rete, facciamo un esperimento umanistico: vi racconto la trama del romanzo per come l’ho intuita ascoltando il disco immaginandomi di essere un nuovo Budai, il protagonista del romanzo che si trova catapultato in un luogo non luogo.

Un Professore scende dall’aereo e si ritrova aggredito da una scimmia (La Scimmia). Arriva in albergo e lo accoglie una governante scalza (Scalza), va in cima al tetto e si ritrova un paesaggio distopico fatto di povertà e devastazione (Look Down). È inevitabile, gli viene un momento di nostalgia pensando all’isola da cui proviene (Sardegna), addolcita però da un nuovo imprevisto: inizia una storia d’amore con la governante scalza (Di noi due e Siamo come siamo) e si rende conto con un po’ di commozione che non potrà mai tornare a casa (Starò meglio qui). Amano l’arte e insieme vanno a vedere un bellissimo museo di Van Gogh (Van Gogh) e a quel punto la realtà finalmente gli appare chiara (Nitida). Fine. Chissà se ci ho preso.
Se la musica deve anche far viaggiare la fantasia, questo disco degli Epepe Trio è un buon mezzo di trasporto. 

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Scalza

02. La scimmia

03. Look Down

04. Sardegna

05. Starò meglio qui

06. Di noi due

07. Siamo come siamo

08. Van Gogh

09. Nitida

Brani migliori

Musicisti

Davide Benecchi (chitarre)
Tommaso Uncini (sassofoni)
Fabrizio Carriero (batteria e percussioni)