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Alberto Bianco

Certo che sto bene

di Igor Santini

Nei punti di intersezione tra forma e contenuto sta la forza espressiva delle canzoni. Contenuto che si compone del ‘chi scrive’, ‘cosa scrive’, ‘dove e quando’ e forma della quale si possono analizzare almeno parole, melodia, armonia, arrangiamento, interpretazione.

Ascoltando Certo che sto bene di Alberto Bianco (qui sotto in una foto scattata da Dente) troviamo un uomo alla soglia dei quarant’anni  (il chi scrive) che riflette sulla vita, dialoga col passato, racconta le incertezze e le paure, osserva il figlio crescere, osserva l’amore farsi adulto (il cosa scrive). Si susseguono, con un linguaggio asciutto, varie suggestioni da ricomporre ascoltando e ascoltando ancora. Nell’epoca degli impulsi veloci (il dove e quando), il cantautore torinese sceglie, coraggiosamente, il linguaggio lento della suggestione. Un disco nel quale immergersi, con calma.

Musicalmente il lavoro è davvero pregevole. L’uso delle armonie è ben fatto; esse si presentano come semplici ma non banali e, quando più articolate, mai ostili all’orecchio, con, talvolta, gustosi interscambi modali ed un uso elegante delle modulazioni (in questo senso Fatta bella è esemplare). Le melodie, con estrema naturalezza, esplorano l’estensione vocale e le qualità timbriche dell’autore, presentandone una voce cresciuta negli anni, calda e leggera. Gli arrangiamenti rivelano un artista ed una band di ottimi musicisti, capaci di sperimentare e lavorare molto sul suono. Una menzione speciale alla sezione ritmica di Filippo Cornaglia (batteria) e Matteo Giai (basso), inconfondibili, che caratterizzano molto l’opera del cantautore torinese, anche nei dischi precedenti. Il fatto che l’album sia tutto suonato e registrato in presa diretta lo connota poi come una rarità contemporanea. Secondo una prassi abbastanza tipica dell’artista, l’atmosfera musicale tende, dove serve, a smorzare i contenuti più duri, producendo dolcezza; una qualità non troppo diffusa nel mondo della canzone italiana, di cui Bianco è dotato fin dai primi dischi.

Un lavoro ben congegnato che, pur nella sua natura autobiografica, sa lasciarsi influenzare dal contributo dei musicisti e degli altri autori e interpreti (Federico Dragogna, Dente e Margherita Vicario) che impreziosiscono il progetto. Siamo di fronte ad una specie di autorialità collettiva; più penne, più voci, più musicisti, concorrono all’obiettivo comune di trasmettere l’autenticità di un racconto autobiografico. Nel complesso dunque la musica riesce, tramite un uso intelligente di melodia, armonia ed arrangiamenti e per mezzo di un’interpretazione vocale azzeccata, a mantenere un’atmosfera magica e ricca di suggestioni, esattamente come i testi, semplicemente poetici, richiedono. Il dialogo dunque tra forma e contenuto è molto efficace. Il linguaggio è meno immediato rispetto a quello di altre canzoni firmate da Bianco, ma si presta forse bene a raccontare la complessità di una vita adulta che necessita di essere indagata e non è mai semplice da leggere, capire e affrontare.

Un album nel quale magari ci si immedesima meglio con un po’ di vissuto sulle spalle – vivano gli artisti la cui scrittura e i cui contenuti rispecchiano la vita - ma che probabilmente, visto l’affiatamento tra cantautore e band, si presenterà con un’altra forza espressiva nei live che da fine novembre 2023 a febbraio 2024 (stando al calendario ad ora pubblicato) si potranno godere lungo tutta la penisola e, per una sera, anche in terra belga.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Taketo Gohara
  • Anno: 2023
  • Durata: 35:00
  • Etichetta: Universal Music / Warner

Elenco delle tracce

01. Maremoto
02. Il tempo del mare
03. Cartolina
04. Rido seriamente
05. Fuochi d'artificio
06. Il momento che preferisco
07. Paura padana
08. Le abitudini della Domenica
09. Fatta bella

Brani migliori

  1. Il momento che preferisco
  2. Le abitudini della domenica
  3. Fatta bella