Come sta il nuovo rock italiano? Senza dubbio il “movimento” brilla per buone intenzioni ma è quanto mai schiavo di tanti luoghi comuni e ingenuità: fatto salvo qualche nome, dal maestoso prog-rock della Maschera di Cera al raptus degli Eterea Post Bong, il resto vacilla tra l’abbraccio incondizionato del passato – recente o remoto – e l’incapacità di dire qualcosa di nuovo. Se il nuovo disco degli Swell99 dovesse fare da campione, sarebbe una cartina di tornasole perfetta: i ragazzi di Macerata hanno il mestiere, la grinta e lo slancio, ma ciò che manca è la materia prima, ovvero l’originalità. Peccato perché Comunicazione è un signori disco rock, cantato in italiano e inglese, vissuto con disinvoltura e convinzione, ma fin troppo legato ai modelli angloamericani e ai corrispondenti italiani.

Nulla a che vedere con Vibrazioni et similia, gli Swell99 partono da ciò che il grunge e gli anni ’90 hanno lasciato in Italia: con riferimenti a Karma, Ritmo Tribale, a certi Timoria fino ai Quarzomadera, la band marchigiana ha tiro, convinzione e sincerità. Peccato che quest’ultima troppo spesso faccia rima con ingenuità, ma la band interpreta adeguatamente lo spirito rock più sano e trasgressivo, come dimostra l’attacco della rocciosa opening-track El Rey. In generale i pezzi hanno un tratto comune: riff dirompenti dal sapore di Seattle, ritornelli accattivante, assoli calibrati ed efficaci, come accade in Brucia e Single Days, nella title-track che coniuga Ligabue e Pearl Jam, nelle bordate di Race e Father & Mother.

Se gli Swell tentano l’approccio intenso alla Temple Of The Dog nella ballata rock Me, Alone, in Mrj provano un buon rock melodico all’americana. Più in generale, è nei pezzi rock secchi e serrati che riescono ad esprimersi meglio. Con un lavoro di ulteriore sintesi e con una maggior disciplina – magari grazie all’apporto di un produttore – gli Swell99 potrebbero avere qualche possibilità in più.