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Sabrina Napoleone

Cristalli sognanti

Gardur è un piccolo paesino a sud dell’Islanda. Molti pescherecci, molti uccelli marini e qualche sparuta casa. I turisti vi giungono per osservare i numerosi fari e visitare il Museo Storico. Non Sabrina Napoleone; lei è più attratta dalla sua strana spiaggia, i cui granelli sembrano tanti piccoli cristalli. Lo sguardo si perde. I cristalli diventano sognanti, nel senso che sembrano tanti sogni, certo, ma anche che essi stessi - lì adagiati da millenni - stanno sognando.

Si può forse riassumere così la poetica di Sabrina Napoleone: una sorta di sguardo “obliquo”, "trasversale" rispetto alla realtà circostante. Una realtà - anche quella più prosaica - insomma diviene altro in lei. Per cui sì, c’è molto di onirico in questo suo nuovissimo e bellissimo album dal titolo, appunto, Cristalli Sognanti. Ma è un onirico che trae sempre spunto dalla realtà più stringente (sia essa una violenza domestica o il virus della pandemia).   

Un lavoro introspettivo, dove l’Io lirico è molto presente. Ma anche un lavoro (si sarebbe detto un tempo) che affronta il sociale. Difficile stabilire il confine tra queste due entità, perché mai come in Napoleone il privato diventa anche pubblico e viceversa. 

A ben guardare, in realtà, quasi tutto Cristalli sognanti è pervaso da una sorta di dualismo. Due forze contrapposte che alle volte riescono a trovare una sintesi e che altre volte si respingono con forza e in continuazione. Penso, per esempio, alla dicotomia “dentro/fuori”, “aperto/chiuso”; per cui se L’occhio di Dio e Malattia invettiva rimandano alla negatività della clausura forzata del lockdown pandemico (foriera di violenza domestica nel primo caso e finta rassicurazione la seconda), Palazzo invece sembra ribaltare l’assunto e in una sorta di rovesciamento leopardiano le pareti della propria stanza diventano luogo protettivo e persino fonte, paradossalmente, di libertà. Altra forte dicotomia è poi quella tra sogno e realtà, come detto. Così l’incubo di Chimera viene raccontato con assoluta normalità, come avvenimento realmente accaduto… tra strade invase da un liquido che non bagna e un’amica avvolta dalle spire di un grosso serpente (immagine che avrebbe reso felice Jung, essendo il serpente immagine archetipica e fortemente presente nel nostro immaginario onirico). 

Non mancano poi, come accaduto in altri suoi lavori, rimandi alla storia, alla filosofia e alla mitologia. Riferimenti che sono occasione per affrontare determinate tematiche, per essere spunto di riflessione. Emblematica, da questo punto di vista, è Critone, dove si indaga sul grande mistero del tradimento. Critone cerca di convincere Socrate a non bere la cicuta, mentre Giuda Iscariota col suo bacio porterà Gesùsulla strada del Golgota. Entrambi, insomma, per un rendiconto personale tradiscono i loro maestri e tradiscono soprattutto l’ideale da loro portato avanti. Sono figure certo grottesche e condannate in perpetuo dalla storia. Ma - sembra ricordarci Napoleone - noi tutti non siamo poi così migliori, perché alla fine - con buona pace di Battiato - “tutto l’universo obbedisce alla fame”. 

È poi interessante notare come anche musicalmente Sabrina Napoleone si muova per tutto il disco in direzione apparentemente dicotomiche. Se Gardur è una sorta di litania (grazie anche alle viole di Osvaldo Loi) in cui una dolce melodia ci accompagna per tutto il brano, Chimera è una canzone ipnotica, claustrofobica e vagamente angosciante (grazie alle chitarre di Stefano Bolchi e ai synth e alla voce straniante della cantautrice stessa); se Stupidi disperati è una pezzo felicemente orecchiabile (anche grazie al controcanto di Cristina Nico e Stefano Luna), la conclusiva e strumentale Mevidda si dipana - nei suoi oltre otto minuti di durata - tra ammiccamenti ambient, elettronica e ritmo tribale (con un sottofondo di voci indistinte direttamente registrare da Cristina Cavalli nei luoghi della movida genovese). Un disco stratificato, in cui è riconoscibile la forma canzone “tradizionale”, ma con amplissimo lavoro in sede di arrangiamento (ad affiancare la cantautrice c’è ancora il fidato Giulio Gaietto) tra rock, dub e persino rimandi jazz.

Sabrina Napoleone è una di quelle artiste che ti obbligano all’ascolto forzato. Le sue canzoni sono massi, macigni… che dobbiamo colpire con forza, prima che esse colpiscano noi. Con la strana certezza che comunque esse ci colpiranno lo stesso alla fine. Per farci giungere ad un pensiero “altro” rispetto a quello che - forse - avevamo in mente prima dell’ascolto. Insomma, le sue canzoni sono sempre fonte di riflessione. Portano pensiero. E portano emozioni. Si avverte nella sua arte l’esigenza di dire qualcosa, qualcosa di importante. Per lei, certo, ma anche per noi.  

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Sabrina Napoleone 
  • Anno: 2023
  • Durata: 39:37
  • Etichetta: Lilith Label

Elenco delle tracce

01. Gardur

02. Critone

03. Stupidi disperati

04. Come 7/4

05. Palazzo

06. La visione dell’occhio di Dio

07. Malattia invettiva

08. Chimera

09. Mevidda

Brani migliori

  1. Gardur
  2. Stupidi disperati
  3. Malattia invettiva

Musicisti

Sabrina Napoleone: voce, chitarra elettrica, chitarra acustica, basso, synth e programming ecampionamento registrazioni ambientali - Giulio Gaietto: basso, batteria, rhodes - Alice Nappi: violino - Osvaldo Loi: viola (in Gardur e La Visione dell’Occhio di Dio) - Salvatore Papotto: basso, synth e programming (in La Visione dell’Occhio di Dio) - Stefano Bolchi: chitarra elettrica (in Chimera) - Cristina Nico: voce (in Stupidi Disperati) - Stefano Luna: voce (in Stupidi Disperati e Critone) - Simone Meneghelli: voce (in Critone) - Hilija Russo: voce (in Palazzo) - Cristina Cavalli: registrazioni ambientali (in Mevidda)