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Linea

Fuori mercato

Dicono che “Sandinista!” dei Clash sia un capolavoro. Sono d’accordo, ma è un altro il motivo per cui lo cito: in quel disco la banda di Londra ha fatto ‘solo’ ed esclusivamente ciò che desiderava, senza badare alle conseguenze. “Sandinista!” è libertà di espressione, è passione travolgente per la musica, è la pratica di una teoria infallibile: fai quello che vuoi e verrà come lo vuoi. E non fa niente se il grande pubblico non lo apprezzerà; per loro ci sarà “Combat Rock” e la pubblicità della Levi’s (dovrei aggiungere che anche “Sandinista!” fu comunque Disco d’Oro in UK e USA, ma non lo faccio altrimenti cade la mia premessa, stesso motivo per cui non sottolineo che la pubblicità della Levi’s arriverà dieci anni più tardi. Vabbè ormai avevo cominciato con un discorso e mica potevo rimangiarmi tutto).

Insomma, tra tanta gente che ha l’incubo di ritrovarsi fuori mercato c’è chi “fuori mercato” ci si mette. Qualcuno ci prova per un periodo, come i Clash (ma, cazzo, erano talmente bravi da essere condannati in ogni caso al successo immediato ed alla successiva gloria eterna), qualcuno ci riesce egregiamente da 30 anni. Come i Linea; praticamente il nemico numero uno di qualsiasi sale manager. Quando va il rock loro sono troppo punk, quando va il punk loro sono troppo rock. Ma sapete qual è il bello? È che non lo fanno apposta! Dai, non conosco nessun artista che non vorrebbe la celebrità! Ma (fate attenzione a questo ‘ma’, perchè è il centro del discorso) i Linea fanno solo ed esclusivamente quello che vogliono e come vogliono. Dove vogliono e anche quando vogliono. Atteggiamento da dopolavoristi? Tutt’altro! I Linea sono musicisti che, loro malgrado, gli tocca avere l’hobby della fabbrica. È chiaro che poi, quando finalmente riesci a trovare il tempo per quello che - nei programmi da bambino - avrebbe dovuto essere il tuo unico mestiere, tu faccia tutto quello che vuoi con il solo ed unico scopo di fare bene a te stesso. Altrimenti a quel punto che cavolo lo fai a fare?

Con queste premesse capirete che la stella sul pavimento di qualche marciapiede americano diventa un’eventualità abbastanza improbabile. Se potessero suonare a San Siro ci andrebbero correndo, ma se non lo possono fare – come pare che sia – fa niente: l’importante è suonare!! (con due punti esclamativi e da leggere voce alta). Avete presente l’esaltazione di quando a 15 anni si mette su il primo complessino? Ecco, basta suonare!! (e vaffanculo all’anagrafe, viene da dire, visto che i Nostri hanno avuto quindici anni quando segnava Pablito Rossi). La loro passione disumana per la musica gli impedisce di fare il pur minimo calcolo di opportunità commerciale. Praticamente sono degli atleti che, sì ok, come tutti sognano di scalare l’Everest, solo che lo sognano giocando a tennis. Perché gli piace il tennis. Ma anche la montagna. Il successo, che ad ogni livello passa da un minimo sindacale di caparbia paraculaggine – peraltro del tutto umana – e di programmazione, non è contemplato come concetto e non solo come orizzonte. Si capisce cosa voglio dire? Non lo so: non è facile da spiegare, sono solo un loro amico e non un sociologo, uno che conosce i loro cuori e che di loro e del loro atteggiamento verso la musica ha una stima immensa. Con loro ho anche condiviso decine e decine di palchi, decine e decine di giorni di studio di registrazione, decine e decine di Aperol Spritz, di sogni, di programmi, di notti insonni e di albe pesanti. I Linea sono stati quella che in gergo viene definita la mia “backing band”, cioè praticamente i miei musicisti abituali, per almeno quattro anni. Ora escono con questo disco, Fuori mercato (eh, eh…), in cui rielaborano alcune loro canzoni. (Parentesi: quando facevano concerti punk avevano alcuni pezzi di quelli che cantano tutti, che la gente si avvicina al palco e poga. Ecco, quelli non li hanno messi nel disco. Così, per dire il talento a raggirare il successo). Ci hanno messo anche brani mai incisi prima o provenienti da semplici demo. Li ricostruiscono, li spogliano e li rivestono di nuove stoffe, giocandoci, divertendosi, emozionandosi. Del resto, se la musica non fosse un impegnativo gioco di sartoria emotiva, cosa sarebbe?

Sono arrivato alla fine e mi accorgo di non aver dato un giudizio al disco facendone una classica recensione. Non l’ho fatto per due ragioni: 1) amo scrivere ma recensire il lavoro degli altri non è il mio lavoro; 2) sono troppo di parte. Ma vi dico che ascoltare i miei amici mi fa battere forte il cuore. E gli voglio un bene della madonna, tanto che – giuro - quando sarò famoso e suonerò a San Siro li farò entrare nel backstage e potranno anche prendere le birre gratis dal frigo. Vi amo, cuccioloni!

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Linea
  • Anno: 2020
  • Etichetta: Ammonia Records /Casbah Records

Elenco delle tracce

01. Nuovo rosso

02. Terra libera

03. Fuori mercato

04. Push

05. Campesinos

06. The correct use of religion

07. Corto maltese

08. Ritorno

09. Palomar

10. L’ultimo dei re

11. Frontiera

12. Pensavo con te

13. Teinanmen

14. Rumore

Brani migliori

Musicisti

Gianmarco ‘Gimmy’ Pirro (voce, cori, chitarre elettriche e acustiche, tastiere, programmazione)  - Silvio Calesini (basso)  -  Federico ‘Brat’ Bratovich (voce, cori, chitarre elettriche e acustiche, tastiere)  -  Massimo Longhi (batteria e percussioni)                         Con la partecipazione di: Davide ‘Prais’ Calesini (rap in #11), Filippo Andreani (voce in #12), Davide Lasala (additionals)     Registrato, mixato e masterizzato presso Edac Studio di Fino Mornasco (CO), da Davide Lasala e Andrea Fognini.     Fotografie del libretto di Francesco Morgana; Cover design a cura di Mauro Morgana