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Paolo Cattaneo

Il Gioco

«Lasciatemi andare, è il mio momento

appoggio i miei piedi ad un filo

il desiderio di un mago che ferma il tempo e vi strega».

Si può imprimere una svolta alla carriera con un semplice EP? Il doppio A-Side Strawberry Fields Forever/Penny Lane, il requiem dei Joy Division con Athmosphere, il trionfo Oasis di Whatever, fino ad arrivare al nostrano Azzurro/Una carezza in un pugno o piccole perle più recenti come lo storico congedo hip-hop che fu Chicopisco di Neffa, la storia è gravida di esempi più o meno illustri di un’esigenza artistica comune. Smarcarsi e cominciane a correre ad una nuova velocità, e per farlo scegliere il mezzo più agile, leggero, inaspettato.

Effettivamente dopo l’eccellente "Adorami e perdonami”, per molti uno dei migliori album italiani del 2009, un bivio si era posto davanti alla creatività di Paolo Cattaneo. Continuare sull’ottima vena intimista che aveva stregato la critica, o cercare l’apertura ad un certo pubblico di massa, non ancora raggiunto da quel mondo visionario e criptico, naturale ed esigente, di cuore e d’attenzione tipico del cantautore bresciano.

La risposta è Il Gioco, la sorpresa di ritrovare ciò che abbiamo amato, perderlo, e sull’illusione accarezzata scrivere i dati di un nuovo passaporto. Quattro tracce per riprendere il percorso già intrapreso, con gli stessi battiti, ma con una leggerezza disarmante, sapiente in ogni sua espressione. Si scoprono finalmente le carte: Paolo Cattaneo ha sempre fatto pop, anche se in una tenuta spiritualizzata, fortificata da orgoglio filosofico. La novità è che adesso sembra poterlo fare meglio di tutti. Tessiture sonore ardite mescolano cristalli artigianali e nacchere sintetiche, tradizione, duelli di synth e mandolini fanno presagire una nuova, spensierata padronanza del medium canzone. Universi interi, profumati molto più di reale rispetto al passato, tra i vicoli di provincia, assolati e rapiti di gioia di provare, assieme a voli d’immaginazione. Tutto questo in brani di tre minuti, splendidamente intrisi di ironia senza difese.

Un’elegia dello sfiorarsi, del giocare con i sensi e i sogni, tradotta già della copertina del disco, lontana dalle raffinate fantasie dell’artwork di "Adorami e perdonami", ma sempre d’impronta surreale. L’incontro serioso e incantevole tra una gazzella e un orso polare che si annusano, si guardano e si studiano, spiega esattamente quella magia del misurarsi tra amore e gioco, a un passo dall’abbandono, a un passo dall’unione («Se puoi avvicina la tua bocca alla mia/ respira il mio stesso spazio adesso/ se riesci abbracciami anche solo/ lontano e senza fiato/ dimmi chi ha sbagliato adesso/ con un gesto hai imparato che ci sono anch’io»).

Ne L’uomo sul filo, omaggio all’equilibrista francese Philippe Petit, Cattaneo diventa per propria volontà figura di confine che tenta la convergenza tra due mondi, cielo e terra, uomo e donna, vita quotidiana e fantasia, musica leggera e colta, privato e universale. Anche a livello vocale lo studio delle proprie qualità mostra soluzioni formidabili, sopperendo alla limitata potenza timbrica con una moltitudine di sfumature e variazioni, rafforzamenti corali o suggestive fughe in solitaria: un piccolo arcobaleno che può far incontrare rifrazioni inaspettate, la maestria delicata di un Fabio Concato, la sensualità grave di Nada o la fluidità in progress di Marco Parente, con l’accurata misura dell’ultimo Lele Battista.

Non diremo che siamo davanti a una svolta epocale, non siamo certo passati da "L’Egitto prima delle sabbie" a "L’era del cinghiale bianco". Diremo piuttosto che è stato compiuto un altro passo per godere il definitivo librarsi in volo di un artista non solo in crescita organica, ma che ha aggiunto un fondamentale tassello ludico a un’arte non più solo crepuscolare, ma libera e completa. Ci stiamo preparando a "La voce del padrone", forza Paolo.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Produzione artistica: Matteo Cantaluppi
  • Anno: 2011
  • Durata: 13:27
  • Etichetta: Electric Circus

Elenco delle tracce

01. Il gioco

02. Se lasci fare al vento

03. Occhi

04. L’uomo sul filo

Brani migliori

  1. Il gioco
  2. L’uomo sul filo