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Mezz Gacano

Kinderheim

All’inizio era un progetto, un’idea, una sorta di “nom de plume” attraverso il quale esprimere la propria vitalità artistica: poi, lentamente, colui che era un personaggio si è letteralmente impadronito della scena, e dell’artista, diventandone il vero e proprio alter-ego, una sorta di “Duca Bianco”, o di “Ziggy Stardust”, che vive ormai di vita propria, si esprime in prima persona e non più come mero mediatore tra l’artista e l’opera stessa: insomma, un artista vero e proprio, e con una propria specifica espressività. Chissà che ne pensa, Davide Mezzatesta, di questo Mezz Gacano che gli ha ”rubato” la scena: probabilmente lo lascia fare, gli concede le luci della ribalta, anche perché il ragazzo dimostra davvero di saperci fare.

Istrionico, vivace, capace di sintetizzare vent’anni di lavoro in un’ora scarsa di musica, che però risulta densa, ricca di significati e di significanti, di contenuti e di valori estetici: Kinderheim è tutto questo, è un mettere insieme esperienze, tempi, luoghi ed espressività differenti e ripartire da capo, seguendo una linea temporale che mette il passato al servizio del futuro in un continuum che non prevede tagli, cesure, fratture. Un personaggio di questo tipo, e con queste caratteristiche, non poteva che realizzare un vero e proprio kinderheim, una sorta di casa musicale in cui tanti bambini, intesi come brani, stanno insieme con le loro differenze, le loro peculiarità, le loro singolarità; definire tutto ciò è, non solo difficile, ma decisamente poco interessante.

Le diciassette tracce, attraverso le quali si sviluppa il lavoro, sono figlie della sperimentazione: richiamano echi di free jazz, di musica atonale, alcuni passaggi decisamente “crimsoniani”, altri più “canterburyani”, ma di quella parte della scuola di Canterbury più acida, più vicina al jazz d’avanguardia, insomma più Nucleus o Soft Machine che Caravan o Camel, per capirci. Del resto, lo stuolo di musicisti che prendono parte a questa operazione denota proprio il fatto che l’obiettivo principale non è certo quello di realizzare un lavoro coeso ed omogeneo, ma l’esatto contrario: ognuno propone il proprio suono, il proprio ritmo, il proprio approccio melodico, e l’alchimista Mezz Gacano mette insieme, mescola, diluisce, insomma crea la mistura giusta per ogni singolo pezzo.

E, proprio come in un kinderheim ogni bambino porta la propria visione ed il proprio approccio al gioco, in questo album ogni brano è un mondo a sé, unito agli altri ma non mescolato ad essi: ogni brano gioca, musicalmente, a modo proprio, stimolando quello successivo a fare in un altro modo, esattamente “a modo proprio”, in una sorta di continuo stimolo a superarsi, a variare, a proporre prospettive e soluzioni differenti. Certo: ci si scordi nel modo più assoluto di fischiettare un refrain, di battere il tempo con le matite, perché ciò che succede fra pochi secondi va scoperto, e non sarà (quasi) mai conseguenza di ciò che è avvenuto prima. C’è chi può ritrovare, in questo modo di fare musica, lo stile proprio del rock d’avanguardia, chi intravede invece numerosi punti di contatto con il fenomeno del “rock in opposition”, ma il creare comunque una sorta di “discussione” riguardante il “di che si tratta” è probabilmente uno degli obiettivi che ci si è posti nel realizzare questo lavoro. Parlare, discutere, confrontarsi, proporre, ipotizzare, affermare o disconoscere, sono tutti processi culturali che allargano la visione del mondo e della realtà, non solo artistica o strettamente musicale: ed allora ben vengano lavori che stimolano (o, in certi casi obbligano) l’ascoltatore a porsi domande, a cercare di capire, a non essere un semplice soggetto passivo ma, al contrario, un soggetto che pone la propria interpretazione sul medesimo piano dell’opera affrontata. Perché all’interno di un kinderheim, con i bambini, occorre interagire, recependo i loro stimoli ed offrendone loro di nuovi: in quel caso si parla di educazione, ma l’educazione, in senso musicale, quella vera e ben fatta, non è poi così differente.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Luca Rinaudo, Mezz Gacano, Marco Nascia
  • Anno: 2017
  • Durata: 58:27
  • Etichetta: Almendra Music/Lizard Records

Elenco delle tracce

01. Okois plaicja
02. Rop lady guast
03. Obbligando #1
04. Lioschi VIII
05. Stitik
06. Apefo pafo
07. Lajaska fukkja
08. K sojalienju
09. Opsedale spichiatrico (N’Hash Remix)
10. Counterpeel
11. Cerchio di permità gravemente
12. Pic-nic #1
13. Miss hill Mary
14. Pic-nic #2
15. Pic-nic #3
16. Diamanda galaxy
17. Bitter(n) stormy over Vesuvi

Brani migliori

  1. Lioschi VIII
  2. Lajaska fukkja
  3. Counterpeel

Musicisti

Beppe Viola: sax soprano  -  Dario Compagna: clarinetto, clarinetto basso  -  Mauro Greco: violoncello, direzione  -  Giovanni Di Giandomenico: pianoforte  -  Giorgio Trombino: sax contralto  -  Mezz Gacano (Davide Mezzatesta): chitarra elettrica, synth, triangolo, chitarra classica, orchestra nastri, percussioni, batteria  -  Ruht Nakoda: chitarra elettrica  -  Gianmartino: synth, xilofono, Hammond, spinetta  -  Luca “Lars” La Russa: basso elettrico, synth bass  -  Simone Sfameli: batteria  -  Roberta Miano: violino, banjolino  -  Lavinia Garlisi: flauto, ottavino  -  Ornella Cerniglia: pianoforte  -  Francesco “Nick” Tavormina: batteria  -  Lucio Villanti: xilofono  -  Tommaso Leddi: mandolino, basso  -  Luca Di Vizio: trombone  -  Simone Giuffrida: chitarra classica  -  Valerio Mirone: contrabbasso  -  Yu Suwon: voce, guz heng, percussioni  -  Gianni Gebbia: sax soprano  -  Danilo Romancino: batteria  -  Davide Pendino: glockenspiel