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Tricarico

L'imbarazzo

L'ultimo album di Tricarico potrebbe essere portato ad esempio di quanto sia importante il ruolo del produttore artistico e degli arrangiamenti per la buona resa di una canzone. Già ad un primo ascolto superficiale si rintracciano infatti almeno due approcci completamente diversi ai brani del cantautore milanese, che pure a livello compositivo e poetico sono piuttosto omogenei fra loro. In sei tracce infatti la produzione è affidata a Ferdinando Arnò, un veterano del pop, e segue un andamento mainstream, utilizzando arrangiamenti già ampiamente collaudati e bravi strumentisti i cui nomi figurano su moltissime copertine, da Paolo Costa, a Luca Colombo e Lele Melotti.

Dall'altro lato, su quattro brani, troviamo un produttore come Massimo Martellotta (forse più conosciuto al pubblico come chitarrista dei Calibro 35) che sceglie invece di lavorare sui brani in maniera più creativa e con musicisti più giovani, legati ad un giro che si potrebbe dire underground, come l'ormai onnipresente polistrumentista Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa, Afterhours, etc... etc...). Dico subito che le canzoni di Tricarico ne guadagnano in freschezza e vivacità, in particolare i brani Guarda che bel colore che han le rose (che potrebbe essere perfetta per un Dente) e La mia sposa, ritrovano quella leggerezza che forse si addice maggiormente all'autore, sempre sospeso tra la stralunata, pacata e quasi infantile contemplazione del mondo e delle relazioni umane.

L'andamento melodico di tutti i brani del disco ha infatti il sapore di una giocosa filastrocca o di una lieve ninnananna, resa però con stanchezza nei brani in cui l'ago della bilancia si sposta verso il pop più trito. È il caso di Da soli io e te o di Una selva oscura che sembrano rispolverare il Vasco Rossi dei tempi peggiori, quello stanco e senza fantasia appunto. Anche la title-track L'imbarazzo, nonostante la melodia indovinata e il testo profondo e maturo, si lega ad un arrangiamento un po' prevedibile, risollevato appena dal lavoro interessante del violoncello. Un caso a parte è Tre colori il brano di Sanremo, scritto e prodotto da Fausto Mesolella degli Avion Travel, che riveste di un'ariosità orchestrale e a tratti quasi epica la filastrocca patriottica sulla bandiera italiana.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ferdinando Arnò (tracce 1, 5, 8, 9, 10, 11), Massimo Martellotta (tracce 2, 4, 6, 7), Fausto Mesolella (traccia 3)
  • Anno: 2011
  • Durata: 36:06
  • Etichetta: Sony Music

Elenco delle tracce

01. Una selva oscura

02. E’ difficile

03. Tre colori

04. Leggerezza

05. L’imbarazzo

06. Guarda che bel colore che han le rose

07. La mia sposa

08. Da soli io e te

09. L’italiano

10. Interludio

11. Ninna nanna oh

Brani migliori

  1. Guarda che bel colore che han le rose
  2. La mia sposa
  3. E' difficile

Musicisti

Giorgio Cocilovo: chitarra Riccardo Onori: chitarra Luca Colombo: chitarra Danilo Minotti: chitarra Paolo Costa: basso Lele Melotti: batteria, percussioni Marco Decimo: violoncello Luana Heredia, Francesca Tourè, Max Senzioni, Ranieri Di Biagio, Vittorio e Adele Arnò: cori Fausto Mesolella: pianoforte, mandolino, basso, voce Ferdinando Arnò: pianoforte, Honer Pianet Emilio Soana: tromba Rudy Migliardi: trombone, tuba Raffaele Kohler, Luciano Macchia: tromba e flicorno Peppe Vessicchio, Ferdinando Arnò: arrangiamento per orchestra Ben Foster, Vince Mendoza: direttori d’orchestra Perry Montague-Mason, Dimitri Chichlov: primo violino Gavin McNaughton: fagotto Skaila Kanga: arpa Cosimo Ravenni: contrabbasso Enrico Gabrielli: clarinetto basso Massimo Martellotta: mellotron, marimba, basso, chitarre, Fender Rhodes, pianoforte, batteria elettronica, Juno 106, MiniMoog