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Davide Viviani

Loreficeria

“Giovane ma con una buona esperienza”, potrebbe essere la sintesi, forse anche sin troppo stringata, per definire la carriera di Davide Viviani. Eppure per il chitarrista poco più che trentenne il tempo pare passato davvero in un lampo: inizia giovanissimo a suonare, fonda una band, poi partecipa ad altre situazioni, sempre come chitarrista elettrico, nel mentre decide di affrontare studi di chitarra classica. Un’attività davvero intensa e compressa in pochi anni che sfocia nel desiderio di essere non solo esecutore ma vero e proprio autore della propria musica.

Ciò accade nel 2011, quando pubblica il suo primo disco Un giorno il mio ombrello sarà il tuo; da lì in poi l’attività, soprattutto dal vivo, diviene ancora più intensa, così come, in parallelo, quella di autore, che lo conduce nel 2017 alla realizzazione di L’oreficeria, secondo lavoro che si avvale della collaborazione, alla produzione ed all’esecuzione, di Alessandro “Asso” Stefana e di Marco Parente.

Forse è presto per poter affermare che il giovane talento “ce l’ha fatta” ma, è del tutto evidente che, nel momento in cui due nomi così importanti decidono di sposare un progetto, le qualità ci debbono essere. Per scoprirle è sufficiente ascoltare con attenzione le otto tracce contenute all’interno dell’album: la partenza è soft, avviene quasi in punta di piedi, ma poi l’album, come un immaginario aeroplano, decolla e prende quota. I brani sono generalmente morbidi, senza spigoli vivi se non quelli creati dalle parole che, pur essendo porte in maniera delicata, gentile, ed accompagnate da chitarre liquide e da un drumming vivace ma molto controllato, a volte sono affilate, e colpiscono “senza far rumore”.

L’atmosfera è un po’ quella delle “storie intorno al fuoco”, quelle che creano una sorta di bolla spazio-temporale in cui l’ascoltatore si perde, perde le nozioni di tempo e spazio, si abbandona alle sensazioni, ai ricordi, alle suggestioni che le parole stesse, sia con il loro significato che attraverso il tono della voce con cui vengono pronunciate, riescono a far riemergere. Alla fine è un po’ come ritrovarsi a sognare ad occhi aperti, grazie anche ai suoni accattivanti delle chitarre che tessono trame, semplici ma avvolgenti, accarezzando e seducendo l’ascoltatore attraverso scelte timbriche a tratti inconsuete, anche nell’ambito del cantautorato.

Quelle che Davide Viviani racconta non sono necessariamente storie personali anzi, paiono più come dei piccoli quadretti di vita, ricchi di ricordi e di sensazioni, e di fronte ai quali l’artista riconosce anche passaggi della propria vita ma, più che altro, descrive luoghi e situazioni a lui noti in cui anche altri possono sinceramente riconoscersi.

Un giovane cantastorie che ha viaggiato molto, anche con la fantasia, e per questo con tanti spicchi di mondo da raccontare, capace di coinvolgere chi lo ascolta in situazioni che, pur non essendo localizzate in luoghi precisi, fanno sentire ad ognuno il calore di casa propria, del proprio paese, del proprio quartiere.

 

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In dettaglio

  • Anno: 2017
  • Durata: 30:25
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. E a tutto quel mondo lì

02. Agua

03. La creatura banale

04. Salomon David

05. Litania della città alta

06. Nella colza

07. Lu porcu meu

08. Leashed

Brani migliori

  1. La creatura banale
  2. Litania della città alta
  3. Leashed

Musicisti

Davide Viviani: chitarra classica, acustica, elettrica, organo, voci  -  Alessandro “Asso” Stefana: chitarra acustica, elettrica, basso elettrico, pianoforte a muro, organo, effettistica  -  Marco Parente: batteria, percussioni