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Germano Bonaveri

Mondi immaginati

Questo è il tempo in cui abbiamo abdicato all’idea di uscire di casa e ci facciamo portare la pizza nello zainone giallo e ordiniamo vestiti restando sul divano e indossandoli tra il tinello e il corridoio e facciamo l’amore in bassa definizione restando a casa, ognuno nella sua casa a ben vedere, e andiamo al cinema sulle piattaforme e abbiamo fatto delle nostre case dei rifugi antiatomici, delle safe room in cui viviamo in un’ipotesi di realtà in cui finiamo addirittura per sentirci privilegiati. Questo è il tempo in cui troppo spesso ci costruiamo dei microcosmi e viviamo in acquari chiamandoli mare. Questo è il tempo in cui non ci misuriamo più con gli altri e possiamo litigare da un post all’altro senza sapere chi è davvero quell’altro con cui ci accapigliamo e abbiamo passioni in comune da condividere ma non siamo mai una vera comunità creativa, una macchina di invenzione perché tutto dura il tempo di uno scrolling. Questo è il tempo in cui un disco te lo fai da solo in casa e un libro te lo stampi senza nessuna comunità scientifica che si misuri con le tue pagine e vai pure ai vertici delle classifiche di vendita e vendi le tue foto sulle banche dati cinesi a pochi centesimi e carichi contenuti sulle piattaforme e aspiri ad essere un influencer e a fare denari mostrando l’anima o il culo che è uguale, tanto sono farlocchi entrambi.

Quando mi è arrivato questo cd ho cominciato a frugare nel libretto e a cercare di capire prima dell’ascolto. Faccio sempre così. E ho visto che Germano Bonaveri, che in questi tre anni è stato molto generoso e ha realizzato tre dischi, ha scritto, suonato, arrangiato, prodotto tutto tutto tutto quello che compone questa sua nuova fatica che ha intitolato Mondi immaginati.

 

Non nascondo che m’è venuto un groppo alla gola e mi sono spaventato. Ero forse di fronte all’ennesima prova egoriferita, figlia di questo tempo in cui scambiamo una sorta di cattività domestica per la vita normale e non sappiamo più confrontarci con nulla? Lo ammetto, ero diffidentissimo. Anche il progetto grafico e l’impaginazione erano di Bonaveri a leggere le note e questo non faceva altro che aumentare la mia ansia. Ho acceso l’amplificatore con quell’effetto presepe del valvolare che illumina l’angolo della libreria e ho messo il cd. Mi sono sdraiato sul divano, nel buio che ingombrava tutto il resto, e ho lasciato che la stanza si riempisse di quella musica.

Un lavoro corposo, suoni scelti e assemblati con un impegno significativo. Atmosfere celtiche e ballate per questi mondi che non sono poi così figli dell’immaginazione ma a volte, come nel caso di Canzone per Julian dedicata a Julian Assange stanno ben piantati nella realtà. Da una canzone all’altra, portati tra atmosfere silvestri e oniriche in cui sembra vengano evocati personaggi di una vaga mitologia nordica con notazioni naturalistiche in cui i rondoni si nutrono di bacche come in un bestiario medievale, si affrontano temi di marginalità e cose minime che meritano massime attenzioni. Un disco molto interessante con un limite che si manifesta nel corso dell’ascolto. Non finisce mai, le canzoni si stemperano una nell’altra con temi che pare tornino e che impediscano di fermarsi su un pezzo in particolare. Diciotto brani vuol dire che dopo dieci canzoni sei ancora a metà del disco e in un mondo in cui la velocità di consumo e fruizione pare essere il discrimine tra bene e male non è facile proporre un lavoro come questo. Personalmente ho trovato faticoso tirare le fila del primo e anche del secondo ascolto. Troppe canzoni e una suggestione d’ascolto che finisce per farti percepire un andamento uniforme da un pezzo all’altro che non aiuta. Senza dubbio le due prove precedenti erano più leggibili però c’è da inchinarsi al coraggio di una scelta artistica come questa, palesemente fuori sincrono rispetto alla lingua corrente. Non è facile ma il sogno di Bonaveri, come scrive in fondo alle note, è portare nelle nostre vita qualcosa che risvegli le coscienze e questo sogno merita il massimo rispetto ora.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Germano Bonaveri
  • Anno: 2023
  • Durata: 73:00
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01.  Demetra
02.  Robin Goodfellow
03.  Diventare grande
04.  Un tempo
05.  Primavera
06.  Canzone per Julian
07.  Gentile Budrioli
08.  C’è troppo vento
09.  Come un lungo sogno
10.  Memento mori
11.  La leggenda del sempreverde
12.  Non è normale
13.  Mio caro presidente
14.  Mòlon Labe
15.  Non sarai tu
16.  Madamadorè
17.  Prometheus
18.  Mondi immaginati

Brani migliori

  1. Demetra
  2. Mio caro presidente
  3. C’è troppo vento