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Tre Allegri Ragazzi Morti

Primitivi del futuro

Il reggae non è una lagna. Partiamo da questo semplice assunto, sfatiamo un pregiudizio purtroppo abbastanza diffuso. Semmai è un genere molto difficile da suonare, da rielaborare e, per prima cosa, da sentire, da fare proprio. Diverse band storiche sono inciampate rovinosamente sulle proprie velleità in levare: un nome su tutti, i Rolling Stones di “Black and Blue”.

Con “Primitivi del futuro” sono i Tre Allegri Ragazzi Morti a misurarsi con la sfida di sonorità mai affrontate prima: al loro fianco una figura di riferimento come Paolo Baldini, già negli Africa Unite e B.R.Stylers, ossia il top della scena reggae italiana dei giorni nostri. Gli Africa sono in questa posizione da quasi trent’anni, e non sembrano volerla abbandonare, per nostra fortuna.

I Tre Allegri sconfinano, dunque: il loro è un viaggio alle radici, più che della musica, della società stessa, influenzato direttamente dal primitivismo di John Zerzan. Questo viaggio parte bene, non lontano da quelle che sono le origini del sound dei TARM, con La Ballata delle Ossa, brano alternative dall’azzeccato bridge dub, e con il crudo Mina, vibrante e frammentato ritratto di una tossicodipendente. Puoi dirlo a tutti, terza traccia, è la prima incursione giamaicana tout court, un riuscito incrocio tra Toots & The Maytals e Samuele Bersani.

Fin qui ci siamo, l’esperimento ci sta, le vibrazioni, poco a poco, passano sottopelle. Peccato che dalla quarta canzone in poi, “Primitivi del Futuro” si trasformi praticamente in un unico, monocorde, estenuante brano. Lagnoso, questo sì, e parecchio; e la colpa non è del genere in sè, nè del tono cupo e inquieto del disco. Spieghiamoci: le melodie degli otto pezzi successivi si rimpallano continuamente, simili tra loro, strascicate nei cantati e piattine nell’arrangiamento, nonostante alcune buone idee: su tutte, bellissimi il giro di basso di L’Ultima Rivolta Nel Quartiere Villanova e il riff alla Augustus Pablo della title track. E qualche canzone buona (intera) c’è senz’altro, anche tra queste otto: Il Ritorno di Gianni Boy per esempio, ma anche la stessa Ultima Rivolta. Però si confondono, si mescolano in questo magma indefinito che col reggae ha poco a che fare, che non riesce a trasmetterne la profondità e l’indomabilità, l’inafferrabile ambiguità di uno stile così apparentemente chiaro.

Eppure “Primitivi del futuro” non è un album da buttare, piuttosto un’ esperienza coraggiosa e necessaria, formativa anche per un gruppo navigato come i Tre Allegri. Il prossimo lavoro, c’è da scommetterci, ne sentirà certamente gli effetti benefici.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Paolo Baldini
  • Anno: 2010
  • Durata: 37:09
  • Etichetta: La Tempesta/Venus

Elenco delle tracce

01. La Ballata Delle Ossa
02. Mina
03. Puoi Dirlo A Tutti
04. So Che Presto Finirà
05. L’Ultima Rivolta Nel Quartiere Villanova Non Ha Fatto Feriti
06. La Cattedrale Di Palermo
07. La Faccia Della Luna
08. Questo E’ Il Ritorno Di Gianni Boy
09. Codalunga
10. Rifare
11. Primitivi Del Futuro

Brani migliori

  1. Puoi Dirlo a Tutti
  2. La Ballata delle Ossa

Musicisti

Davide Toffolo: voce, chitarra
Enrico Molteni: basso
Luca Masseroni: batteria