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Pandora

Un “vaso” musicale traboccante di note

Abbiamo parlato con Beppe Colombo, tastierista dei Pandora, chiedendogli di raccontare in breve la storia e l’approccio musicale della band, di cui è appena uscito l’ultimo lavoro Ten Years Like in a Magic Dream.

Dieci anni di musica, ed è tempo di analisi: chi erano i Pandora agli inizi del loro percorso, chi sono oggi.
All’inizio eravamo solo degli amanti della musica, e cercavamo la situazione giusta e le persone giuste per poterci esprimere. Dopo diverse esperienze, e trovate le persone adatte, abbiamo iniziato questo percorso. Ad oggi, con molta esperienza in più, siamo ancora quelli degli inizi: entusiasmo, passione e devozione verso quello che facciamo, ma con quattro dischi alle spalle e due tributi degni di nota, oltre, fatto ancora più importante, ad essere più legati tra di noi e mantenendo la voglia di dieci anni fa. Il sogno è ancora da raggiungere e non bisogna mai fermarsi.

Al di là dei gusti musicali che vi uniscono, e della tradizione musicale a cui fate riferimento, quali sono gli stimoli maggiori, artistici ed umani, che vi portano a fare musica insieme?
L’amore per la musica, le emozioni da condividere, la crescita musicale e, soprattutto, la voglia di comunicare in forma artistica i nostri punti di vista su argomenti ben ponderati.

Musica e testi: come nasce un vostro brano, come si sviluppa il rapporto tra le due componenti?
Dipende: chi ha un’idea la propone, ne parliamo e ci mettiamo a svilupparla tutti insieme; a volte lavoriamo sul testo ed in base a quello scriviamo le musiche, oppure avviene il contrario ma, in ogni caso, è sempre un lavoro di gruppo. Una volta ultimato il lavoro, e deciso che strada intraprendere, è Claudio che prende tutto in mano e lo assembla fino a trovare l’amalgama giusta tra suoni e arrangiamenti.

Quale rapporto avete con la tecnica strumentale e con la tecnologia ma, soprattutto, che tipo di equilibrio avete realizzato fra tecnica ed espressività?
I nostri brani sono espressione della nostra tecnica: per un musicista crescere tecnicamente è molto importante, ma condividerlo con il resto del gruppo è ancora più importante perché ti confronti e cresci in ogni caso. Per quanto riguarda la tecnologia siamo molto legati ai nostri strumenti, e dunque la usiamo il giusto, senza esagerare, facendo prevalere in studio la tecnica compositiva. Mi spiego: oggi c'è la possibilità di sistemare tutto con il pc, ci sono programmi che dimezzano il lavoro ed altri che sono praticamente in grado di farti suonare anche se non lo sai fare; noi preferiamo sempre risuonare le partiture che possono avere qualcosa che non va, e far uscire dalle nostre abilità ciò che potete sentire. Per noi tecnologia significa suonare con strumenti validi ed evoluti, non con strumenti che suonino da soli. Naturalmente l’espressività nasce attraverso la costruzione del brano e pertanto nel nostro caso le due cose sono strettamente legate.

Considerando che il vostro approccio musicale non è indubbiamente definibile “di facile ascolto”, quali pensate possano essere, o vorreste che fossero, i motivi di interesse che un ascoltatore neofita possa trovare nella musica dei Pandora?
Non esiste una musica di facile ascolto ed una di difficile ascolto, è soltanto un fatto soggettivo. Una persona può essere attratta dal testo, oppure da un brano leggero, mentre c’è chi, invece, è attratto da qualcosa di più elaborato che entra dentro ed emoziona. Noi puntiamo a condividere il nostro messaggio e le nostre emozioni ed è chiaro che, se si riesce a provare la medesima sensazione tra musicista e ascoltatore, si ottiene il risultato che ogni artista desidera. C'è anche da dire che il progressive è, in questo senso, un genere fantastico, perché ti consente di effettuare delle variazioni non solo tra un brano e l'altro, ma anche all’interno del medesimo, permettendoti in questo modo di accompagnare persone, che ascoltano generi diversi o che hanno gusti musicali completamente opposti, in una singola direzione.

Come siete riusciti a far confluire in questo progetto le vostre esperienze musicali precedenti?
E’ stato naturale, perché tutti amiamo le stesse cose, anche se in modo differente, e riusciamo a condividere idee e preferenze musicali; è chiaro che ci siamo trovati con qualche anno in più di esperienza, e questo fatto ci ha aiutati, ma tutte le nostre composizioni sono frutto di una crescita, sotto ogni aspetto. Tra musicisti, e tra veri amici, tutto è sempre molto facile: ci si conosce bene e si sa dove si vuole arrivare.

Come vi rapportate con il concetto di musica progressiva? E come lo considerate in prospettiva futura?
Non ci rapportiamo con esso e non amiamo affatto le etichette: siamo stati collocati in questo ambito perché il sistema, di fatto, lo impone: una volta era pop-rock, poi rock-sinfonico ecc…
Quello che ascoltate è ciò che abbiamo dentro, e che riusciamo a suonare e creare; poi, se ci etichettano in un certo modo, non è certo un problema nostro: il fine ultimo è quello di realizzare delle composizioni sincere ed interessanti e di riuscire a condividerle. Se proprio vogliamo identificare la musica dei Pandora, possiamo affermare che, il nostro, è puro espressionismo musicale a 360°.

La musica a cui fate riferimento, e che proponete, da parecchi addetti ai lavori è ritenuta “colta”; trovate la definizione calzante, oppure limitativa?
Sicuramente la consideriamo limitativa. Non credo che ci sia una musica colta ed una musica non colta; sono le solite etichette come affermavamo nella domanda precedente. Negli anni settanta giravamo con l’eskimo e il disco sotto al braccio, ma non ci sentivamo diversi, anche se le nostre idee erano diverse, così come anche i nostri gusti musicali. In questo senso mi chiedo: ma il jazz, la fusion, il free e la musica classica, come li collochiamo? Forse definire il prog musica "colta" è solo un modo per distinguersi. Alla fine si ritorna lì, e quindi l’affermazione è del tutto soggettiva. Tutto sommato credo che la bellezza di una differente visione, insieme a ciò che sentiamo all’interno del suono delle note, siano il vero e proprio fascino dell’arte.

Nel panorama musicale odierno quali sono gli artisti, italiani o stranieri, ai quali vi sentite più affini e perché?
Gruppi come IQ, Marillion, Ayreon, ed altri del medesimo ambito, sono sicuramente una fonte d'ispirazione e d'insegnamento per chiunque faccia musica al giorno d'oggi. Noi, da quando siamo partiti, abbiamo avuto come riferimento i gruppi storici del prog, ma a parte questo abbiamo sempre cercato di mantenere una precisa identità musicale personale ispirandoci principalmente alle emozioni, che questi gruppi ci trasmettevano, più che alle sonorità e alle loro composizioni.

Cosa c’è nel futuro dei Pandora, e quali sono i progetti a breve, ed a medio termine?
In futuro c’è il nostro nuovo centro musicale, in cui abbiamo iniziato da poco i lavori. Sarà un luogo di ritrovo per i musicisti che avranno il piacere di venirci a trovare, ci saranno delle grandi sale prove per chiunque abbia voglia di suonare, uno studio di registrazione e, naturalmente, una scuola di musica. Poi sarà il turno dei brani che andranno a comporre il prossimo lavoro, anche se, per il momento, ci stiamo godendo Ten Years, che ci sta dando, davvero, molte soddisfazioni.

 

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