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Sabina Meyer

Dare voce all'invisibile. Indagine sull'ineffabile in musica

Cantante decisamente trasversale nonché docente di conservatorio, svizzera di nascita (Zurigo, 1969) ma romana d’adozione, Sabina Meyer vanta una laurea con lode (1994) al DAMS di Bologna con una tesi oggi ripresa in questo volume, la cui trattazione – in linea con l’assunto di partenza - si avverte da subito decisamente “colta”, erudita, oltre che non legata al solo universo musicale, anzi prima ancora a quelli teatrale e antropologico, quindi trascendente, magico-ritualistico (segnano la prima parte del libro le coeve quanto per più versi antitetiche figure di Artaud e Brecht).

Si può parlare di filosofia della voce, per definire la finalità di un testo del genere? La convinzione si fa strada, fra tante altre, piuttosto rapidamente, man mano che si procede con la lettura. Geograficamente, si affronta l’universo vocale (ma musicale, anzi sonoro, nel senso più lato del termine) indiano, con tutti gli annessi e connessi, quindi – in mezzo a tanto altro – misticismo, (spi)ritualità, rapporto con spazio e tempo (anzi, per più versi metaspazio e metatempo), conoscenza di sé e del soprannaturale, del soprasensibile, ma anche silenzio, che del suono non è l’opposto, la negazione, bensì una componente, un contraltare, in fondo un interstizio.

Sempre più marcata affiora, a seguire, la tensione verso un’analisi psicologica di ciò che sta intorno (anche molto intorno) alla voce, intesa come veicolo di rappresentazione – ben più che di un suono – di un pensiero, una visione del mondo e della vita, sensibile e, come si diceva, soprasensibile.

L’aspetto strettamente musicale ripiega quindi decisamente sullo sfondo, con la trattazione che si aggancia sempre più massicciamente all’ambito mitico-esoterico-ancestrale (l’Oriente nella sua totalità, l’antica Grecia...), fino all’individuazione (e a una descrizione quanto mai meticolosa) delle tre figure in cui, nel rispetto del titolo del volume, l’autrice individua quelle che più di qualunque altra sanno dar voce all’invisibile: lo sciamano (del resto largamente presente lungo tutto il testo), l’attore e il poeta (ecco qui che Oriente e Grecia antica occupano più che mai il centro della scena).

E il cantante? Relegato in una manciata di paginette finali, rimane di fatto agganciato lui pure – come cantore, oltre tutto – al culto, alla ritualità, all’esoterismo, non ascendendo neppure qui la substantia vocale, se non marginalmente, alla sfera musicale in quanto tale. Il che, per inciso, è forse il limite maggiore (un altro è una lettura talora faticosa, la ciclica ripetizione di concetti già espressi) dell’opera, peraltro preziosissima sotto mille altri aspetti, e come tale destinata anzitutto agli studiosi di settore. 
Che non mancheranno di trovare pane per i loro denti. 

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In dettaglio

  • Artista: Sabina Meyer
  • Editore: Scienze e Lettere
  • Pagine: 172
  • Anno: 2015
  • Prezzo: 16.00 €

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