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Edi “Kermit” Toffoli

Provincial Punk - Le avventure di un giovane punk nell'Italia dei primi anni Ottanta


Cosa significa essere punk? E che cosa comporta voler essere un punk rocker non a Londra né in un’altra metropoli, ma nel Nordest d’Italia, precisamente in Friuli e per di più a Gemona, una delle località straziate dal terremoto del 1976? Provincial Punk di Edi “Kermit” Toffoli è un racconto autobiografico nel quale troveremo le risposte a questi interrogativi. O meglio, per dirla con l’autore, il volume, edito da Goodfellas, è “per metà biografia, per metà romanzo e per metà storia del post-punk”. Evidentemente c’è una metà di troppo, ma l’intento di Kermit non è quello di essere oggettivo, bensì di narrare la propria esperienza nell’universo punk di provincia, per quanto soggettiva e parziale possa essere l’ottica di chi ripercorre eventi di natura personale e sociale a distanza di oltre quarant’anni.
I cinquantadue brevi capitoli attraverso cui si snoda la narrazione vertono più su nuclei tematici che su episodi in ordine strettamente cronologico anche se, in linea di massima, i ricordi di Kermit – che occupano un arco temporale lungo poco più di due anni - partono dai suoi primi approcci in ambito musicale per poi descrivere l’evolversi della sua carriera e della sua personalità. Il libro è dunque un Bildungsroman sui generis, in cui il mutamento che il concetto di “punk” assume nel tempo accompagna il protagonista nel suo passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

La scena punk, ma più in generale quella musicale indipendente, tra gli anni Settanta e Ottanta in Italia e altrove è fatta di fanzine ciclostilate e cassette registrate e duplicate in proprio, di performance in luoghi improbabili e di lunghi viaggi verso le grandi città allo scopo di procurarsi album, abbigliamento e accessori - introvabili nei piccoli centri - o per assistere ai concerti delle proprie band preferite. Se questa è la situazione per molti teenager che vivono in provincia, quella dei giovani friulani è nettamente più sfavorevole. Dopo il terremoto del ’76, il quinto sisma a livello di intensità e di danni causati tra quelli che hanno avuto luogo nel secolo scorso in Italia, a Gemona e dintorni c’erano solo macerie e il punk non esisteva, così come non esisteva praticamente più nient’altro: la scena musicale, dunque, era tutta da inventare, anche come forma di riscatto alla desolazione post-sismica.
Per il giovanissimo Kermit (lo pseudonimo è preso, ovviamente, dal verde ranocchio del Muppet Show), come per tanti altri adolescenti, la passione per la musica si trasforma in un’esigenza vitale: “La musica per me non è mai stata soltanto un passatempo o un divertimento: fin da ragazzo è stata una missione, una crociata, una ragione di vita” dichiara. È così che il Nostro forma con dei compagni di scuola la sua prima band, gli Alternative, nel 1978, per poi fondare i Mercenary God, la sua prima autentica formazione punk, due anni più tardi, dalle ceneri dei quali nasceranno poi i Sex.

Per mettere in atto i propri progetti, osteggiati dai familiari, a 18 anni Edi se ne va di casa e si mantiene lavorando come manovale nei cantieri edili. Vive, come molti altri terremotati, in un prefabbricato e dedica tutto il proprio tempo libero alla musica. Si scontra, ovviamente, con la famiglia e con la maggior parte della società per il proprio look: i capelli lunghi, in particolare, in un contesto di provincia come il suo sono quanto di più punk ci possa essere, un autentico simbolo di anticonformismo e ribellione. Nella sua narrazione Kermit rievoca anche i propri legami di amicizia, i rapporti con l’altro sesso, i viaggi in autostop con zaino e sacco a pelo, l’epopea delle radio libere, gli scontri tra bande giovanili e la sua grande passione per la lettura (Marinetti, Freud, gli scrittori della Beat Generation, Bukowski sono alcuni degli autori che predilige), oltre che descrivere il proprio ambiente con acutezza e ironia.

A più riprese Toffoli mostra la sua insofferenza per la scena musicale politicizzata, rappresentata da realtà come quelle dei centri sociali. Vuole trovare il modo di esprimersi in modo totalmente autonomo: “Non ho mai pensato, come non lo penso tuttora, che la politica possa essere una vera risposta ai problemi dell’umanità. Per non parlare poi dell’aspetto musicale che veniva relegato a un ruolo subalterno. La mia guerra era sempre stata una guerra delle idee, la ribellione era puro istinto, la rabbia era anzitutto furia creativa”.

Il 1981 è per Kermit un anno cruciale: i Mercenary God si sciolgono e il punk si evolve in post-punk. Anche per il giovane musicista è giunto il momento di scrollarsi di dosso un’etichetta che ormai suona come obsoleta: “Come Adamo ed Eva si accorsero improvvisamente di essere nudi dopo la cacciata dal Paradiso, così anche io mi resi conto che senza il punk ero nudo, ovvero un semplice diciannovenne qualunque, senza una causa né una bandiera da sventolare in nome di un qualche ideale collettivo. Se avessi voluto attirare l’attenzione avrei dovuto farlo con le mie sole forze ed esclusivamente a titolo personale”.


Tra le varie opportunità che si presentano al ragazzo in quel periodo spicca quella di un concerto a Gemona, che con autentico spirito punk delle origini egli decide di cogliere al volo, pur non avendo nulla di pronto. Il suo intento è quello di dare luogo ad una performance “totale” che integri musica e gestualità ma, soprattutto, di trasmettere al pubblico la propria energia: “Ora che stavo seriamente cercando di imparare a scrivere canzoni, volevo scoprire la fonte intima delle emozioni per capire come proiettarla verso l’esterno, attraverso le forme espressive dell’arte. In altre parole, ero convinto che il suono, il gesto e la parola fossero soltanto un guscio vuoto, se non si riusciva a farli diventare un veicolo per esternare le passioni che agitano l’anima”. L’esibizione si rivela un parziale fallimento ma una cinquantina di spettatori, pur perplessa dalle stravaganze di Edi e soci, mostra solidarietà e apprezzamento per la band esordiente.

Con l’aggiunta di una batteria elettronica, nel frattempo, la nuova formazione è al completo: sono nati The Sex. Il gruppo realizza due demo ma non comprende, per ingenuità ed inesperienza, l’importanza di fare una seria attività di promozione e di trovare un’etichetta affidabile; anche le promesse di un sedicente produttore di far registrare ai ragazzi un EP si rivelano vane. Nel frattempo Kermit compie un viaggio di un mese e mezzo a Napoli, Roma e Firenze dove fraternizza con le comunità punk e hardcore locali. Al suo ritorno, i brani registrati confluiscono in una terza cassetta autoprodotta che ottiene un buon riscontro, ma lui entra in crisi: “Avevo conquistato la tanto agognata libertà e non dipendevo da nessuno, è vero. Mi ero emancipato dalla routine della vita comune ed ero padrone di me stesso, certo. Era esattamente quello che avevo cercato. Ma mi resi conto che per tutto questo stavo pagando un prezzo altissimo. Cominciavo a sentire sulla mia pelle quanto fosse logorante il mio costante nuotare controcorrente”.

Nonostante il crescente disagio del frontman (che si manifesta anche in rapporti “complicati” con le ragazze, nella frequentazione di amici “strani” e con il sempre più frequente rifugio nei “paradisi artificiali”), il gruppo riesce a portare avanti l’attività live, anche grazie a qualche rocambolesco espediente. Nel rievocare questo periodo l’autore dimostra una notevole capacità di autoanalisi e di introspezione psicologica, oltre che uno spiccato spirito di osservazione da cui scaturiscono gustosi aneddoti, ma emerge anche la sua lucida analisi della scena musicale in continua trasformazione.

Quando nasce una nuova tendenza, la new wave, Kermit riesce ad acquistare il tanto agognato registratore a quattro piste grazie ad un colpo di fortuna, che qui non sveliamo, e a comporre nuovi brani, ma nel frattempo la tastierista Patti lascia inaspettatamente il gruppo, contribuendo a destabilizzare ancora più il già compromesso equilibrio emotivo di Edi: “La mia mente era diventata un campo di battaglia sul quale l’orgoglio e la vergogna si scontravano in una devastante esplosione di violenza interiore, scardinando ogni certezza e dilaniandomi l’anima”. La nevrosi si fa insostenibile, i dubbi esistenziali sempre più devastanti: “E sopra a tutto questo, la sensazione opprimente di non essere un vero artista, di non saper creare, di non valere niente. Avevo scelto la strada sbagliata?”

Risucchiato in un vortice di negatività, quasi per miracolo Kermit riesce a mettere insieme l’ultima cassetta dei Sex oramai sciolti, il risultato migliore da lui ottenuto fino a quel momento: “Mentre la mia vita stava toccando il fondo, la mia musica raggiungeva la vetta dell’ispirazione. Vette modeste, magari, ma fatto sta che il risultato migliore arrivò proprio nel momento peggiore”.

La parabola dei Sex termina qui, mentre Toffoli ha ormai vent’anni e si trova a dover compiere una svolta. Dopo un periodo di lavoro in Germania per risollevare le proprie sorti finanziarie, il ragazzo decide di ricercare una stabilità sui generis, che raggiunge gradualmente. Dagli anni Novanta in poi Edi ha continuato a lavorare in ambito musicale: è stato cantante dei Cleverness, fonico, autore per i Nomadi e ha recentemente portato in tour un proprio progetto solista. La musica, quindi, lo ha aiutato a trovare una nuova dimensione esistenziale.

Com’è “Kermit” oggi? Lasciamolo dire a lui stesso: “Non indosso più il collare e non mi tingo i capelli, sono in grado di mantenermi, la mia fedina penale è pulita, ho la mia casa. Tanto basta alla gente per potermi ritenere un cittadino rispettabile”. Cosa è rimasto del suo essere punk? Una manciata di cassette, ristampate poi in CD negli anni Duemila, un bagaglio di variegate esperienze e la voglia di raccontarsi che ha preso forma in questo libro. Living in a Corner, uno degli ultimi brani dei Sex, esprime la consapevolezza da lui raggiunta alla fine della sua esperienza di “provincial punk” e i suoi versi, forse, lo rappresentano ancor oggi:

Voglio stare fuori dalla confusione
e mantenermi vivo e pulito
perché un’illusione non è che un’illusione
e io non mi lascerò fregare un’altra volta.
Io vivo in un angolo,
vivo in un luogo nascosto,
aspettando la fine del mondo.

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In dettaglio

  • Artista: Edi “Kermit” Toffoli
  • Editore: Goodfellas
  • Pagine: 190
  • Anno: 2024
  • Prezzo: 19.00 €

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