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Eugenio Finardi – Antonio G. D'Errico

Spostare l'orizzonte – come sopravvivere a quarant'anni di rock

Con Eugenio Finardi la pubblicistica è stata avara (e non solo quella...). A memoria ricordo un interessante volumetto pubblicato da Lato Side, datato 1978 ed un libro curato da Claudio Sanfilippo ed edito da Arcana, Con questi occhi, con il contributo di vari amici e musicisti dell'ormai lontano 1996. Una biografia dettagliata oppure di un'autobiografia neppure l'ombra.

A superare questa carenza giunge inattesa, ma gradita, per i tipi della Rizzoli, questo bel volume Spostare l'orizzonte scritto da Antonio G. D'Errico e raccontato da Eugenio Finardi che, forse, aveva bisogno di una figura di fiducia a cui potere raccontare, “come in uno specchio”, della sua vita, delle sue storie, delle sue passioni, amicizie, affetti, delusioni. Un’opera che molti attendevano da tempo anche per capire meglio certi passaggi della sua carriera e, anche, della sua vita.

Un libro scritto, anzi, raccontato bene, senza mai cercare né varcare il limite della necessaria e ponderata riservatezza ma, al contempo, capace di scavare nell'animo di questo musicista nato a Milano ma con radici fortemente radicate negli U.S.A., sia esso inteso come Paese reale che immaginato. La sua famiglia d'origine è raccontata con grande affetto e nelle parole spese per ritrarre il suo mondo d'origine c'è molto affetto ed, anche, il racconto di una generazione che cerca di staccarsi prepotentemente da un mondo ritenuto sorpassato, di visioni antiquate.

Un mondo che, però, è capace di lasciare il segno grazie all'esempio personale di un padre e di una madre certamente diversi nel loro modo di essere ma fortemente testimoni di un'etica e di una morale che non lascia dubbi di sorta circa il riconoscimento di ciò che è giusto e quello che, invece, è sbagliato affinché sia impossibile non capire quando si commettono degli errori.

Il racconto biografico propone un ragazzo sempre in bilico tra l'America e l'Italia, con la necessità di capire a quale mondo appartenere (deciderà, in seguito, di appartenere al mondo dell'arte) ed, anche, un appassionato di rock e di blues che incontrerà altri giovani come lui che, all'alba degli anni '70, cercheranno di trasformare il mondo mummificato della musica italiana grazie alla genialità di alcuni grandi personaggi tra i quali ricordiamo Gianni Sassi e Demetrio Stratos, amico e figura di riferimento del giovane Finardi.

È un viaggio nel tempo quello dell'autore milanese, con il ricordo, ponderato e realistico, dei vari festival pop a cui prese parte (con riferimenti negativi a quello del Parco Lambro 1976, la fine di un'epoca), degli album prodotti (“c'è un album di Finardi per ogni situazione”, racconta) e dei suoi compagni di lavoro.

Si racconta dell'evidente commozione che percorre il suo lavoro: la passione per il blues, per il fado, per Vladimir Vysotsky, per tutto ciò che è capace di irrompere nella vita di ciascuno trascinando con sé emozioni incancellabili riuscendo a far sì che un artista consumato come lui possa ancora commuoversi nel cantare una canzone.

Ma non c'è solo il racconto di una carriera nella pagine di questo libro: molte di esse, infatti, sono dedicate ai suoi affetti con, annesse, delusioni cocenti. I figli sono uno degli elementi forti di questo racconto, in particolare le vicende che hanno riguardato la nascita e la vita della sua primogenita, Elettra, portatrice di sindrome di Down, che ha “costretto” Finardi e l'allora sua moglie, a porsi in maniera differente rispetto alla vita, al futuro, alla crescita di questa bimba ormai donna. Le pagine che parlano di Elettra sono momenti di grande intensità che non lasciano indifferenti e che sanno dare, senza mai scadere nel retorico o nel melenso (condizioni alle quali Finardi è alieno), il senso della difficoltà profonda in cui entrano, spesso con poco supporto a livello psicologico da parte delle Istituzioni, le famiglie che “incontrano” situazioni simili. Da questa vicenda, che lo ha toccato nel profondo, l'impegno nel volontariato è stato il passo quasi doveroso da parte dell'artista milanese che ha colto, nel suo problema, le ragioni dei molti che hanno vissuto (e vivono) le medesime sofferenze.

Un uomo complesso, Finardi, ma anche “perseguitato” da tante situazioni “anomale”: troppo ribelle, per alcuni, non abbastanza rivoluzionario, per altri. Ritenuto, in alcuni periodi della sua vita, come una sorta di “traditore” del verbo rivoluzionario mentre, meno prosaicamente, è sempre stato un artista che ha saputo mantenere una coerenza profonda con le proprie idee, personali ed artistiche, che altri più famosi personaggi non sono stati in grado, nel tempo, di reggere con la stessa dignità. Un libro da leggere con attenzione integrandolo, poi, con una bella ripassata alla sua quasi quarantennale discografia.

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In dettaglio

  • Artista: Eugenio Finardi – Antonio G. D'Errico
  • Editore: Rizzoli
  • Pagine: 235
  • Anno: 2011
  • Prezzo: 17.50 €
  • ISBN: 9788817047524

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