ultime notizie

Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Giovanni Truppi

Infinite possibilità per esseri finiti

Cesare Pavese ha racchiuso i suoi ultimi 15 anni di vita nel ‘Mestiere di vivere’, un’opera, pubblicata postuma, fatta di appunti e annotazioni che nel titolo aveva anche gli estremi temporali: 1935-1950. La scorsa primavera Giovanni Truppi ha pubblicato il suo Mestiere di vivere, edizione 2022-2023. Il quarto album di inediti del cantautore partenopeo, Infinite possibilità per esseri finiti, è una raccolta di considerazioni a volte brevi ed estemporanee, a volte masticate e profonde.

Prodotto da Marco Buccelli e Niccolò Contessa e arrivato a quattro anni di distanza da “Poesia e civiltà”, l’album è stato lanciato da un’onda lunghissima, le cui creste sono 4 singoli (Alcune considerazioni, Le persone e le cose, La felicità, Moondrone) e un podcast di 4 puntate in cui, attraverso la forma del reportage, vengono messi in luce i temi principali del lavoro e i suoi protagonisti più o meno diretti (qui il link per ascoltarlo). Una forma narrativa non esattamente nuova per il cantautore, che nel 2021 ha pubblicato per La nave di Teseo ‘L’avventura’, diario di un suo viaggio lungo le coste italiane.

 

Il nuovo disco si sviluppa a partire da un aspetto filosofico neoplatonico, â la Buonarroti: l’uomo è una creatura finita che trascorre la sua esistenza a cercare e a esperire l’infinito in termini di possibilità. L’esito di questa sentenza è descritto in termini matematici: per l’autore la vita è il risultato di un’equazione. Per Pavese, invece, vivere era come fare una lunga addizione. È suggestivo che si parli di possibilità e non di scelte, che sono il passo successivo, sono quelle che determinano le possibilità che eliminiamo e ci posizionano nel mondo. Quasi a voler dare un volume più esistenzialista che determinista a tutta la faccenda. Un esistenzialismo mai vacuo e, anzi, bagnato dalla realtà geografica e dallo spirito del tempo che l’autore vive. Una realtà individualista che ha perso proprio la centralità dell’individuo come creatura sociale.

Il disco racconta una frammentazione personale e al tempo stesso universale. I suoi temi sono legati da un doppio filo biografico e urbano che avvicina Roma e Centocelle a Bologna. L’urbanesimo e la gentrificazione diventano metafora proprio dell’individualismo che si fa massa ma non comunità. La geografia umana viene rappresentata con l’onestà di un cittadino, di un uomo libero figlio delle civiltà in cui la libertà era esclusività a scapito di categorie precise. Procedendo spesso per accumulazione verbale, Truppi ragiona sul senso di comunità perduta. Una comunità in cui l’uomo non pianta semi ma pali della luce, in cui si è persa la volontà di fare uno sforzo in più per un bene collettivo, in cui ci si lamenta senza fare effettivamente qualcosa. Un ragionamento cantato non da un pulpito, ma da persona coinvolta. L’album, che richiama anche l’intimità dei diari di Baudelaire, è l’occasione per sviluppare una riflessione più profonda sulla condizione di chi ha un ruolo visibile, di chi vive un privilegio raggiunto gratuitamente (a suo dire, ma non è proprio così almeno in termini di sacrificio) e che, a un certo punto, come gli consiglia la madre in una delle puntate del podcast Esseri finiti, comincia a pensare alla propria sopravvivenza più che all’attivismo, ed è consolato “dall’idea di una vecchiaia serena”.

 

Infinite possibilità per esseri finiti è il disco della maturità di Giovanni Truppi, che mette in canzone una sorta di postimpressionismo delle domande, un quadro di Gauguin pieno d’asfalto in cui si trovano il traffico campionato, i rumori della periferia romana, le catene di fast food, le griffe, i fratelli Eno e il De André di Storia di un impiegato. Gli arrangiamenti immergono l’ascoltatore in una succosa commistione tra la dimensione puramente compositiva – di cui sono testimoni il pianoforte e quelle stanze strumentali intitolate Donut – e quella produttiva, esaltata da paesaggi sonori sporchi, ruvidi, sintetici, dinamici, punk. Su questo sfondo musicale e uditivo Truppi istalla il meglio della sua performance, mescolando il flusso di pensieri e il teatro, inteso come drammatizzazione della vita. Quel teatro che nelle presentazioni one-shot della scorsa primavera ha preso vita grazie alla collaborazione con il teatro d’ombre di Unterwasser. La forma canzone si mescola a un parlato costruito geometricamente, riportando l’ascoltatore ai dischi usciti prima di “Poesia e civiltà”. Nel lavoro di Truppi c’è tutta la misura sensazionale delle parole, che pronunciano un racconto neostandard, pulito, scandito, con qualche calda inflessione regionale nel sistema vocalico da cui emerge Napoli.

Si coglie la sincerità che diventa una confessione, ci si addentra in un percorso psicologico che nasce anche dall’accettazione e dalla convivenza con la solitudine. L’uomo ha infinite possibilità ma ha anche una fine certa. La morte, protagonista in L’uomo buono muore e in Moondrone, una canzone d’amore in cui si cantano cose solo pensabili o indicibili ad alta voce perché troppo tristi, al limite della depressione. Almeno questa è la critica che gli viene mossa da madre e amici nel podcast: “vorrei morire prima io di te / per non restare mai senza di te”. Come Ettore con Andromaca. Una sorta di epico e immaginario saluto in cui le porte Scee diventano un’altissima barriera sonica. L’amore, però, non è solo così inenarrabile. Accompagnato da un sano realismo, l’ascoltatore trova anche l’amore seminale, fisico e sensoriale di Amarsi come i cani, o quello romantico di Temporale, scritta con Pacifico.

Tra le infinite possibilità dell’uomo c’è soprattutto la felicità o, quanto meno, la sua ricerca. Mentre la cerchiamo, la vita scorre, ci passa accanto e certe volte ci aspetta al semaforo. Nel frattempo noi cambiamo città, facciamo figli, perdiamo i capelli. Andiamo di qua e di là, come le Madonne che corrono nelle feste di paese. Ma che cos’è la felicità? E soprattutto, come ce la immaginiamo? Nella canzone troviamo l’immagine densa di una possibilità: “Io la felicità me la immagino con le ali, / leggera come la primavera e piena di misericordia / senza nessuno da abbattere e niente da dichiarare. / Chiara, come l’arrivo dell’ora legale”. L’epilogo di Pavese era stato il suicidio. Il cantautore napoletano, invece, immagina l’uomo nella sua costante ascensione e chiude il disco con un gigantesco punto interrogativo: “era questo il regno dei cieli che aspettavamo?”.

Nel 2022 Truppi ha festeggiato dieci anni di carriera (il primo LP è del 2010) portando a Sanremo il proprio stile e la propria poetica. È l’unico che è riuscito a convincere uno come Vinicio Capossela a partecipare al Festival per cantare un brano estratto non a caso da Storia di un impiegato. I loro due ultimi dischi, tra l’altro, hanno curiosi punti tematici in comune, trattati con il linguaggio delle rispettive generazioni. Attraverso un’analisi di medio periodo, simile a quelle che si fanno per il clima, possiamo serenamente affermare che nella musica italiana c’è un prima e un dopo Giovanni Truppi.
Stai andando bene, Giovanni.

Foto di Claudia Pajewski

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Marco Buccelli, Niccolò Contessa
  • Anno: 2023
  • Durata: 45:36
  • Etichetta: Virgin Music LAS / Universal Music Italia

Elenco delle tracce

1. Intro

2. Centocelle

3. La felicità

4. Donut I

5. Moondrone

6. Burger King

7. Alcune considerazioni

8. Amarsi come i cani

9. Le persone e le cose

10. Donut VI

11. Amico

12. Donut XVII

13. Infinite possibilità

14. Temporale

15. L’uomo buono muore

16. Donut XV

17. Camminando per via Indipendenza un sabato sera ascoltando la nuova canzone dei fratelli Eno

18. Fine

Brani migliori

  1. Centocelle
  2. La felicità
  3. Amarsi come i cani

Musicisti

Giovanni Truppi, Marco Buccelli, Niccolò Contessa, Brian Eno e Roger Eno (musica di Camminando per via Indipendenza un sabato sera ascoltando la nuova canzone dei fratelli Eno), Giorgio Maria Condemi (chitarre su Infinite possibilità, Centocelle, Alcune considerazioni), Karna Ray (violoncello in Camminando per via Indipendenza un sabato sera ascoltando la nuova canzone dei fratelli Eno)

Interpreti: Giovanni Truppi, Xenia Rubinos (voce addizionale in Amarsi come i cani), Giovanni Gurgo (voce addizionale in Intro)