ultime notizie

Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Irene Buselli

Io, io, io

Il sogno di ogni appassionato di musica è di assistere alla nascita, se non addirittura di scoprire un talento prima degli altri. A me è capitato un paio di volte, sempre con artisti giovani, curiosamente sempre in versione acustica, voce e chitarra, curiosamente sempre persone timide, ma con la capacità di inchiodarti al posto dove ti trovi in quel preciso momento e farti pensare che, in quel preciso momento, non hai nulla di più importante da fare che ascoltarli.

Irene Buselli l'ho conosciuta così, in una manifestazione ad Albenga (SV), che durava mezza giornata, con concerti sparsi nel centro storico e lei che aveva suonato per prima assoluta, a metà pomeriggio, d'estate. Una situazione talmente rischiosa e “in perdita” che il bravo presentatore della manifestazione, cioè io, non l'aveva nemmeno presentata mentre lei, senza batter ciglio, prese la sua chitarra ed attaccava con un brano intitolato Dai amore, voglio un cane, che aveva fatto rizzare le orecchie ai (pochi) presenti. Poi era successo quello che raramente succede, ma che proprio per la sua scarsa frequenza, è doppiamente magico: la sua voce, il suo alternare toni acuti ad altri più grevi, la sua eleganza ci avevano catturato e, per quanto mi riguarda, conquistato per sempre.

Irene non ha nemmeno 30 anni, è laureata in matematica perché le piaceva scrivere storie (sic transit gloria mundi) e per quanto mi riguarda ha un talento innato e la magia nell'animo. Dopo quel singolo che aveva aperto la sua esibizione, ad inizio anno ha pubblicato il primo brano dell'EP appena uscito: Così sottile. Già solo per questa canzone ci sarebbero da spendere righe e righe di parole, per il modo in cui racconta di sé stessa, ma anche e soprattutto di una relazione infelice, probabilmente tossica, da cui ha la forza di scappare, grazie al suo essere ‘sottile’ e soprattutto ‘affilata’. Il brano può essere visto anche come invito ad emanciparsi da chi ritiene l'essere sottile una debolezza e non un punto di forza che permetta di scivolare tra le crepe di chi invece è solo goffo e grossolano.

 

Io, Io, Io, oltre ad essere un titolo perfetto per la autobiografia di Andrea Scanzi, è un esempio di esame di coscienza e di analisi di sé che Irene crea utilizzando metafore che colpiscono e stupiscono, data la sua giovane età. Sette brani che parlano di lei, ma come solo le grandi canzoni riescono a fare, che sembrano cucite addosso a chi le ascolta, smuovono qualcosa di profondo e soprattutto spingono a mettersi in discussione come lei fa per tutti i 26 minuti dell'album.

Un talento che è stato riconosciuto da due che con la bellezza hanno spesso a che fare, ossia i produttori\arrangiatori Raffaele Rebaudengo (Gnu Quartet) e FiloQ, coppia già dietro il bancone in “Maqroll”, ultimo lavoro del grande Federico Sirianni. Gli arrangiamenti in studio amplificano la bellezza dei brani, senza risultare invadenti, poiché la voce di Irene spicca sempre e allo stesso tempo è supportata da suoni ed effetti che sottolineano la qualità anche dei suoi testi.

Apre Così Sottile e subito dopo incontriamo un palombaro nella foresta, personaggio strampalato e fuori contesto, proprio come chi si sente costantemente nel posto sbagliato e teme di non poter fare altro che andare a fondo. “Sprofondare è il solo modo in cui possa stare a galla” canta Irene e capiamo che lei per prima si senta palombaro, circondata da una leggerezza che troppo spesso sfocia nell'inconsistenza, quando, e ne siamo ben convinti, ritiene di essere e di meritare profondità diverse. “Io, io, io”, ripetuto spesso nel ritornello non è quindi uno sbotto di egocentrismo, ma una continua ricerca di senso.

Scusami invece, semplicemente, commuove; è una lettera alla Irene di 10 anni prima, una lettera di scuse e protezione verso l'entusiasmo di una diciassettenne, verso le sue paure e i suoi sogni, verso quell'assolutismo che solo gli adolescenti riescono a vivere, in un mondo solo loro, dove tutto è bianco o nero, senza possibilità di mediazione. Ispirata da 'Un'adolescente' di Wislawa Szymborska, Scusami ci spinge a riconsiderare il nostro percorso di vita e magari a tirare fuori dal cassetto qualche sogno che, se dovessimo incontrare i “noi stessi” di 10 anni fa, poi faremmo brutta figura. La chiosa invece emoziona, soprattutto se la si legge da genitore; “trattati bene, non farti a pezzi” è una frase semplice e di una profondità disarmante, c'è dentro tutto quel tritacarne chiamato appunto adolescenza, ma c'è soprattutto la voglia di volersi bene e l'averne capito l'importanza. Sarebbe da usare ad un corso di educatori.

Si torna adulti, forse non a caso, con il pezzo successivo e la goccia che ci allaga altro non è che il tempo che passa e ci sbatte in faccia l'incapacità di usarlo correttamente. Tic, tac, tic, tac, l'acqua si alza e tu sei lì incapace di muoverti, anzi, anche volessi ormai non è più tempo; alcuni lo chiamano orologio biologico, maledetto scherzo del tempo che ci ricorda di non essere infinito e così facendo ci spaventa a morte. “Il panico di vivere è la vera alluvione” ecco, questa è la frase che mi fa pensare di essere davanti ad un'artista vera, di spessore, con la capacità di racchiudere un mondo in otto parole, senza dimenticare che Irene viene da Genova, dove la parola ‘alluvione’ non si usa mai a sproposito.

Ancora introspezione nel brano successivo, Con un po' meno pelle addosso, che immagina questo modo intenso e cruento di spogliarsi come metodo più efficace, per quanto estremo, di guardarsi dentro e conoscersi meglio. Avvicinandosi alla fine delle tracce incontriamo Fili, che invece parla di quanto le nostre paure condizionino le nostre scelte, contribuendo a ‘uccidere’ la nostra libertà e la nostra fantasia (qui insignite del titolo di “signorina” in omaggio a De André) per obbligarci, da soli, a restare ancorati a posizioni forse comode, ma di certo ben diverse dalle nostre aspettative.

Il miglior modo per non volare via”, “È che in fondo preferisco il dolore alla paura”, “Così che resti sempre a terra, quando salto, quando canto”, in ogni strofa Irene ribadisce come la strada facile ci induca nella tentazione di dimenticare quella meno sicura, ma più ricca e vitale, per il timore delle proprie responsabilità, come dice rivolgendosi alla sua libertà, “ero così stanca di dover decidere”. Meglio quindi “un Mangiafuoco qualsiasi” che decida per noi, meglio, ennesima metafora che colpisce nel segno, essere in una prigione, ma con tutte le nostre cose a portata di mano. Meglio?

Degna conclusione di un album di estrema intensità è Un dolore banale, la storia che tutti abbiamo vissuto, della convivenza nemmeno del tutto forzata, tra noi e una pena che diventa quasi consolante e amica. Un dolore che diventa talmente parte di noi che non sappiamo cosa dirgli. “Ti prego vai via di qui, ti prego non te ne andare”. Una frase questa che racconta emozioni ed esperienze comuni a molti, rendendole concrete e poetiche allo stesso tempo. E rileggendola, in quella sua forza comunicativa, mi è venuto in mente in modo naturale un paragone con “Tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori”, fatte ovviamente le debite differenze di argomento e contesto.

Irene scrive in un modo tutto suo, ma ha la capacità di parlarti come se ti conoscesse da sempre. Anche per questo, quindi, la chiosa finale del brano e di questo EP assume valore catartico ed estremamente positivo; il dolore ad un certo punto va via, da solo, lasciandoci quasi dispiaciuti e soprattutto increduli.

Davvero bastava soltanto lasciargli la mano?
Che la lezioni ci torni utile, prima o poi.
Raramente un disco d'esordio mi ha emozionato così tanto.

 

 

Foto by Le Scapigliate

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Raffaele Rebaudengo e FiloQ
  • Anno: 2023
  • Durata: 25:51
  • Etichetta: Pioggia Rossa Dischi

Elenco delle tracce

01. Così sottile

02. Il palombaro

03. Scusami

04. La goccia

05. Con un po' meno pelle addosso

06. Fili

07. Un dolore banale

Brani migliori

  1. Così sottile
  2. Scusami
  3. La goccia