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Nuovo album per Roberta Giallo, anticipato ...

Quante volte aprendo un giornale, che sia cartaceo oppure online, veniamo travolti da notizie di attualità, cronaca dai toni negativi che ci predispongono a un senso di smarrimento e depressione ...

Underdog

Keep calm

Keep calm, ovvero “prenditela calma”, consiglio prezioso, soprattutto in tempi che si possono definire “corsaioli”, dopodichè, però, risulta davvero complicato restare calmi di fronte a una fantasmagoria musicale quale quella che  mettono in piedi i romani Underdog.
Secondo album e la fuga in avanti sembra davvero concretizzarsi in modo evidente: chiamiamola pure fusion sperimentale questa miscela di post-rock, funk, jazz e folk etnico: un calderone ribollente che travolge letteralmente l’ascoltatore con il suo andamento schizofrenico, il cantato spesso fra l’allucinato ed il pazzoide, eppure sempre molto presente e “terreno”.

Se la fantasia non manca lo si deve anche al fatto che la band davvero non si risparmia nel cucire addosso alle due voci un tessuto sonoro che non lascia spazio a mezze misure: tempi spezzati, un vaudeville di suoni mescolati ad una buona dose di “rumorismo”; stile che, per poter avere una resa apprezzabile deve necessariamente essere sostenuto da una tecnica invidiabile, perché un conto è, banalmente, “fare casino”, altro è farlo bene, e qui ci si trova decisamente nella seconda ipotesi. Caos controllato, momenti lineari, come Jackie the priest, che lasciano però sempre la porta socchiusa verso divagazioni apparentemente incontrollate, che a volte si verificano, altre volte no.

E proprio questa continua sorta di “sospensione” fa sì che questo album stimoli la curiosità in modo continuo, non solo per quanto riguarda il “dove” la band decida di puntare, ma anche, e soprattutto, per il “come” intenda perseguire l’obiettivo.
Strumentalmente i sei musicisti si spingono sempre un passo oltre il limite, magari partendo da un approccio più tradizionale che viene via via arricchito da coloriture, variazioni, sino a farne qualcosa di “altro” rispetto all’ipotesi iniziale: I’m waiting for my doc, ad esempio, parte in modo decisamente canonico, poi lentamente diviene una narrazione schizoide, fantasiosa, quasi fiabesca, da Alice nel Paese delle Meraviglie. Macaronar è invece un brano che da subito mescola originalità ritmica e testuale, ma non si ferma qui, inserendo e togliendo lungo il suo svolgimento riferimenti al free jazz, alla musica balcanica, il tutto compresso in poco più di due minuti.



Certo, definire in maniera coerente un approccio musicale che fa dell’incoerenza, nel senso di varietà, la propria cifra stilistica oltre che poco utile risulta anche controproducente; meglio lasciare all’ascoltatore la libertà di decidere cosa, in realtà, sta ascoltando, e di fare le proprie valutazioni.
Sicuramente troverà ampio materiale su cui ragionare, parecchi stimoli da raccogliere e numerose idee da soppesare, inclusa una cover di Cuore matto che perde la drammaticità forse un po’ forzata dell’originale ma acquista, nello “scontro” fra le due voci, una melodrammaticità davvero singolare.

Mettiamola così…Frank Zappa potrebbe aver davvero suonato, qualche volta, a questo indirizzo…


 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Altipiani, Martelabel, Paolo Panella, Ernesto Ranieri
  • Anno: 2012
  • Durata: 44:05
  • Etichetta: Altipiani/Marte Label/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Lundi massacre
02. Empty stomach
03. Jackie the priest
04. I’m waiting for my doc
05. Macaronar
06. Niko
07. Cuore matto
08. Goodbye
09. Soulcoffee
10. The revolution is subject to delay
11. Mommy on the sofa
12. Berlin

 

Brani migliori

  1. Empty stomach
  2. I’m waiting for my doc
  3. Goodbye

Musicisti

Basia Wisniewska: vocals  -  Diego Pandiscia: vocals, bass, doublebass  -  Giuseppe Trastulli: piano  -  Francesco Cipriani: electric guitars, toys  -  Alberto Vidmar: trombone  -  Michele Di Maio: violin  -  Fabio Mascelli: drums, percussions, toys