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Ilaria Biagini

L’arte di baciare – Omaggio a Roberto Vecchioni

Prendete quattro canzoni iconiche di Roberto Vecchioni, quattro brani incentrati sull’amore universale, nelle sue diverse declinazioni: l’amore scritto e sofferto di Ada Merini, l’amore combattuto in terra curda da Ayse Deniz Karacagil, quello dolente e perduto di Saffo, e l’amore impossibile e non convenzionale di Gustav per Tadzio; prendete un’affermata musicista toscana, Ilaria Biagini, polistrumentista con impronta decisamente jazz, che ha calcato i palchi di mezzo mondo nelle band di artisti come Gianni Morandi, Roberto Vecchioni, Beppe D’Onghia, Mauro Pagani, Lucio Fabbri. Metteteci in mezzo, giusto al centro della tracklist, un suo brano inedito che tiri i fili e chiuda il cerchio, ed ecco a voi un succulento EP, L’arte di baciare – Omaggio a Roberto Vecchioni, uscito in gennaio per UDB Carousel Records, co-prodotto insieme a Ugo Bongianni, che ne ha curato anche gli arrangiamenti.

Il risultato è pregevole, perché i brani, già evocativi e struggenti nelle versioni originali, sono qui ammantati di vestiti nuovi ed inusuali, offrendone una versione fresca e centrata, per la ricercatezza degli arrangiamenti e la coerenza degli strumenti musicali adoperati: Ilaria Biagini, che le interpreta con le sue notevoli doti di vocalist, nel disco suona flauto traverso, fisarmonica, sax soprano, pianoforte e sax tenore, accompagnata da Ugo Bongianni (pianoforte e tastiere), da Adrian Fioramonti (chitarra classica) e Daniele Pacchini (chitarra acustica ed elettrica).

Un omaggio al femminile, quello di Ilaria Biagini, che celebra le donne attraverso la rivisitazione di alcuni brani del cantautore dedicati alle poetesse, alle muse e all'amore universale.

«Ho voluto fare questo disco per la mia profonda stima professionale e personale per Roberto Vecchioni, per la sua immensa cultura che non tiene per sé ma che condivide, discute e approfondisce - racconta Ilaria Biagini - Mi ha aiutato a studiare, a maturare. Mentre ero in tournée e lavoravo come polistrumentista nel suo gruppo ho conseguito due lauree e ho pubblicato un libro, nel quale mi ha donato una magnifica postfazione. Sono grata a lui e a sua moglie Daria perché sono cresciuta con loro».

I brani sono reinterpretati in chiave jazz, realizzando una fusione fra le attitudini sonore della Biagini con la vena folk-cantautorale dei pezzi originali, unita ad una speciale attenzione nel far risaltare i testi delle canzoni, anche attraverso arrangiamenti e scelte stilistiche che puntano sulla semplicità, sia armonica che strumentale.  

La selezione delle quattro canzoni appare anch’essa centrata, per la profondità dei temi e delle figure umane poste in risalto: in Canzone per Alda Merini, tratta dal disco Sogna ragazzo sogna (1999), si contrappongono le umiliazioni fisiche e morali del manicomio, sofferte dalla poetessa e scrittrice, col vortice delle proprie passioni d’amore che neppure le mani immobilizzate dai polsi legati le impedirono di coltivare; in Cappuccio Rosso, tratto dall’album L’Infinito (2018) si mescola l’amor patrio della combattente curda Ayse con le immagini del focolare domestico e del suo uomo che non rivedrà. Ne Il cielo capovolto, dall’album omonimo (1995) si narra lo strazio della poetessa Saffo di fronte alla perdita della sua amata, una ragazza del tiaso data in sposa, un brano superbo per l’esaltazione della sensibilità femminile al confronto di quella, meno sfaccettata, dei maschi. Qui l’interpretazione della Biagini forse difetta di quella passionalità ed empatia che Vecchioni vi innestava, pur mantenendosi su una cifra stilistica di ottima fattura. Chiude il disco uno dei grandi successi del cantautore milanese, La bellezza (Gustav e Tadzio), tratto da Il lanciatore di coltelli (2002), indimenticabile brano che celebra l'amore universale e che fu ispirato a Roberto Vecchioni dal romanzo breve La Morte a Venezia di Thomas Mann. Parla di un amore impossibile per un giovane ragazzo, di omosessualità, ma non solo, parla dell’età che avanza, del tempo, forse perso, e del potere che a volte la bellezza, destinata inesorabilmente a sfiorire, possa esercitare sugli altri. La terza traccia, L’arte di baciare, è un brano inedito in chiave jazz di Ilaria Biagini (testo di Alessandro Trasciatti) che, restando ovviamente in tema, è il resoconto di una storia d’amore iniziata come gioco e finita con una delusione, il disincanto, il rimpianto e l’invettiva. Una bella canzone, dalle sonorità morbide ed avvolgenti, che fanno da contraltare all’amarezza delle parole. Bella la musica, profondo il testo. Un brano che non sfigura fra i quattro capolavori del disco.

L’impressione d’insieme è quella di un lavoro ben riuscito, musicalmente molto pregevole. L’interpretazione, dal punto di vista della vocalità è perfetta. Da quello della partecipazione emotiva, dell’empatia, dell’immedesimazione, sconta forse il pegno di moltissime cover, in particolare di quelle dei cantautori. L’omaggio a Roberto Vecchioni, fondamentalmente, è ben riuscito.

Foto di Silvia Malatesta

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ugo Bongianni e Ilaria Biagini
  • Anno: 2024
  • Durata: 21:32
  • Etichetta: UDB Carousel Records

Elenco delle tracce

01. Canzone per Ada Merini

02. Cappuccio rosso

03. L’arte di baciare

04. Il cielo capovolto (Ultimo canto di Saffo)

05. La bellezza (Gustav e Tadzio)

Brani migliori

  1. La bellezza (Gustav e Tadzio)
  2. Cappuccio rosso
  3. L’arte di baciare

Musicisti

Ilaria Biagini: voce, flauto traverso, fisarmonica, sax soprano, pianoforte e sax tenore - Ugo Bongianni: pianoforte e tastiere - Adrian Fioramonti: chitarra classica - Daniele Pacchini: chitarra acustica ed elettrica