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The Zen Circus

Nati per subire

«Pensa poco e ridi scemo, ché la vita è un baleno»: questa azzeccata dichiarazione d'intenti sta nel ritornello de I qualunquisti, uno degli anthem di questo disco. Iconoclasti e picareschi, gli Zen Circus sembrano però pensare molto e ridere molto poco, e in queste dieci canzoni ci guidano attraverso la distruzione di una società, la nostra. Che stava già collassando anche prima che loro ci mettessero becco, per essere franchi. Così, tra un Atto secondo e un Cattivo Pagatore, constatiamo amaramente che La democrazia semplicemente non funziona, e che «Dio non esiste» (L'amorale). Bene, bene, tutte affermazioni più o meno condivisibili, argomentate tra i versi con personalità e originalità. Ma poi? Oltre al consueto Andate tutti affanculo che tanto li avvicina a Beppe Grillo, che rimane? Qualche proposta, qualche idea, uno spiraglio di luce, uno scarto sardonico verso l’imprevedibile? No, nulla di tutto ciò. O comunque troppo poco, a conti fatti, per lasciare il segno.

A partire dalle canzoni (ricordiamocelo, per prima cosa gli Zen sono un gruppo indie-folk), poco ispirate a livello melodico e nulla più che ordinarie dal punto di vista ritmico: sempre più cantautorali (l'opener sulla scia di De Gregori, il sempre onnipresente Rino Gaetano in Nati per Subire, l'omaggio a Jannacci della bella Ragazzo Eroe) e sempre meno "internazionali", ma questo non è un problema. Forse lo è la scelta di caratterizzare la maggior parte dei pezzi come una cantilena di scherno da terza media (L'AmoraleAtto SecondoIl mattino ha l'oro in bocca), certo sfavorita dal timbro acuto di Appino. Ma si dirà: questa clownerie è sempre stato il tratto distintivo degli Zen Circus. Vero, ma in passato sono riusciti in modo più deciso a camminare su quella corda, sospesa a quindici metri di altezza, che sta tra musica e provocazione. Stavolta pendono troppo da quest’ultimo lato, sfornando stornelli-manifesto a profusione, che dal punto di vista musicale lasciano abbastanza il tempo che trovano.

Ritornando alla provocazione, infine, di Nati per Subire non si può non notare la sagacia nelle liriche e la capacità di fotografare con ironia alcuni aspetti della nostra società. Ma anche una certa furbizia nel presentarla: l'occhio lucido e spietato di chi non solo non riesce a provare empatia per ciò che racconta, ma nemmeno ci tenta. Al contrario Franco, splendido acquerello della vita di uno scaricatore, dimostra le potenzialità che avrebbe la scrittura asciutta degli Zen se solo non si ostinassero a giocare ai tristi giullari di corte.

Ma la band pisana è bravissima a (pre)aggirare le critiche: con la scusa che loro sono incoerenti, gli scemi del villaggio e i qualunquisti possono dire tutto e il contrario di tutto. Come tutti i comunicatori intelligenti che sanno maneggiare alla perfezione il proprio mezzo – avete mai letto un’intervista di Antonio Ricci? Anche lui dice di pensare poco e ridere tanto, eppure Striscia è una macchina mediatica di una potenza inaudita. Con le risate registrate.

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In dettaglio

  • Anno: 2011
  • Durata: 49:22
  • Etichetta: La Tempesta / Tennen

Elenco delle tracce

01. Nel Paese Che Sembra Una Scarpa
02. L'Amorale
03. Nati Per Subire
04. Atto Secondo
05. I Qualunquisti
06. La Democrazia Semplicemente Non Funziona
07. Il Mattino Ha L'oro In Bocca
08. Milanesi Al Mare
09. Franco
10. Ragazzo Eroe
11. Cattivo Pagatore

 

Brani migliori

  1. Ragazzo Eroe
  2. Franco

Musicisti

Andrea Appino: voce/chitarra Ufo: basso Karim Qru: batteria, percussioni   i Ministri: cori in #2 Enrico Gabrielli: arrangiamenti in #1 Giorgio Canali: voce e armonica in #6 Alessandro Fiori: voce in #9 Nicola Manzan: violino in #7 e #11