A tre anni dal precedente “Static” – e a sette dal best seller “Non Zero Sumness” – ci si aspettava l'uscita di un nuovo disco di inediti da parte dei Planet Funk, ed invece eccoli tornare con un best of omonimo formato da ben diciotto brani, dove ritrovare ricordi e canzoni che ci hanno fatto ballare all'impazzata nei migliori club underground d'Italia e non solo. Una sorpresa però c’è in questa quarta uscita del gruppo fiorentino-napoletano ed è il singolo Lemonade, che vede il ritorno (a gran voce: è proprio il caso di dirlo) del leader dei Servant Dan Black – a proposito, strana esperienza per la sottoscritta la prima volta che ha sentito il brano in questione: seduta in macchina l’avevo scambiato per il nuovo singolo degli U2 (ai tempi a me ancora ignoto), colpa della voce del cantante di Who Said che nel ritornello pare davvero trasfigurarsi in quella di Bono. A completare il tutto altri due inediti: Too Much TV, dalla base decisamente minimal, e Paper feathers, in pieno stile Planet Funk ma con una vocina che ricorda quasi quella del Thom Yorke di “Amnesiac” e “Kid A” – anche in questo caso nessuna allucinazione da parte mia, ascoltare per credere.
Similitudini a parte, “Planet Funk” garantirà a tutti un piacevolissimo salto nel passato che non deluderà nessuno, neanche coloro che avrebbero preferito un album nuovo di zecca. Il quartetto ha reso la musica elettronica italiana rispettabile in tutto il mondo, anche grazie ad una proficua attività di remix che ha coinvolto pure artisti oltreconfine, ed è riuscito a non passare mai agli occhi della critica e del pubblico come una superficiale ed anonima band dance. Questa raccolta, se da un lato farà storcere il naso a chi pensa che le antologie siano una perdita di tempo, dall’altro dà la possibilità di ascoltare una dietro l’altra tracce come Inside All the People, la già citata Who Said e Chase the Sun. Un’esperienza da provare, e soprattutto da ballare.

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