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Mattia Cigalini

Res Nova

Il ventiduenne piacentino Mattia Cigalini è uno di quelli che comunemente si definiscono enfants prodige. Nel jazz la cosa non è neanche così rara, anche in quello italiano: Massimo Urbani e Francesco Cafiso, tanto per rimanere allo stesso strumento del Nostro, il sax alto, sono i primi nomi che vengono in mente. Il rischio, in casi del genere, è che a porli sotto i riflettori sia semplicemente (si fa per dire semplicemente…) una padronanza strumentale inattesa alla loro età, ma che dietro, anche per i prosceni che gli si aprono di fronte contrastandone la completa maturazione, non ci sia magari l’elaborazione di un linguaggio sufficientemente personale.

Una volta tanto possiamo dire, con soddisfazione, che non è questo il caso: Cigalini, che si esibisce ormai da dieci anni (sic!), diplomato in conservatorio e con altri tre album alle spalle, ha idee, e soprattutto non si accontenta di far vedere quanto è bravo. Paradossalmente, anzi, è proprio sotto il profilo strettamente strumentale che sembra pagare maggiori pedaggi, mostrando di poter maturare non poco. Il paradosso sta appunto nella maturità che, per contro, è in grado di sfoggiare sul piano squisitamente progettuale (certo aiutato non poco, in ciò, da un trio rodatissimo e con i controfiocchi). Intanto concepisce un album in cui tre dei quattro brani sono altrettante suite (tutte bipartite) e poi mostra un’attenzione assoluta all’architettura interna al singolo episodio, sia come microstruttura (quindi in sé e nei molteplici segmenti che lo compongono) che come macrostruttura (cioè in quanto parte di un tutto).

Fin dal dittico iniziale si capisce che il ragazzo ha – come si dice – una storia da raccontare, e ciò soprattutto in Fantasy, innervato da dinamiche più diversificate, il che, nella suite che segue, vale per Faith più che per Time. Subito molto rotondo, diretto, l’attacco di Love, unico brano a sé stante, scintillante, magari concettualmente non originalissimo, ma quanto mai fresco, ben costruito e gestito. Un breve duo piano/contrabbasso (archettato) copre il primo movimento, Dreams, della suite finale, di seguito illuminata (e naturalmente espansa) dall’ampio Hope, che a dispetto dei quattordici minuti (anzi, forse proprio in forza di ciò) costituisce la prova del nove di quanto la banda Cigalini sia abile nell’eludere l’ovvietà, attraverso geometrie continuamente frastagliate e un incedere sempre ispirato. Mattia, a volte, spinge un po’ troppo sul suo sax alto, ma con gli anni troverà senz’altro quell’equilibrio che questo notevole album lascia largamente presupporre.     

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Patrizio Romano
  • Anno: 2011
  • Durata: 57:14
  • Etichetta: My Favorite / EMI

Elenco delle tracce

01. Nature

      a) Destiny

      b) Fantasy

02. Strenght

     a) Faith

     b) Time

03. Love

04. Casuality

     a) Dreams

     b) Hope

Brani migliori

  1. Love
  2. Casuality

Musicisti

Mattia Cigalini: sax alto Mario Zara: pianoforte Yuri Goloubev: contrabbasso Tony Arco: batteria