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The Jolly Shoes Sisters

Shake your shimmy

Dopo molti album che declamano la depressione o la melanconia indotta dal periodo post-Covid o dall’ascolto dei telegiornali, un duo femminile che si presenta come Le sorelle dalle scarpe allegre, è di buon augurio. Nei dodici brani presenti nella raccolta si respira non solo gioia di vivere  e di affrontare l’esistenza con il sorriso sulle labbra ma è indubbia la professionalità e la bravura delle due sorelle che con un repertorio classico e una serie di canzoni originali, dimostrano di tenere meravigliosamente il palco e chi ha avuto modo di vederle dal vivo non può che confermare questa tesi.

È ora di svelare che le Jolly Sister altro non sono che le brave anzi bravissime Laura Fedele, pianista jazz di fama internazionale, e la solare Veronica Sbergia vocalist di vaglia che molti conosceranno per il connubio artistico con il virtuoso chitarrista di fingerpicking Max De Bernardi – un musicista che tutto il mondo ci invidia – e per altre esperienze con diverse band sempre tra blues, gospel, roots, ragtime e jazz. In questa raccolta Veronica e Laura si divertono a riprendere dei vecchi brani degli anni 30,  riproponendoli nelle loro versioni.

 

Prima di iniziare a commentare le canzoni, permettetemi di esporre alcuni concetti chiave ripresi nell’album. Nel titolo della raccolta, si cita il termine 'shimmy'. Lo shimmy, e lo sapevano anche i  vostri nonni, era il nome di un ballo che ebbe successo in America negli anni Venti e fu poi importato in Europa. La particolarità della danza è quella di mantenere il corpo rigido muovendo, al ritmo della musica, solo le spalle. Shymmy deriva dalla inesatta pronuncia del termine francese chemise (camicia) ecco che allora il titolo dell’album può essere tradotto con muovi la tua camicia o con il più sensuale muovi il tuo corpo.  Come si legge nella presentazione dell’album a cura delle ragazze, "lo shimmy è un'esortazione a scrollarsi di dosso paure ed esitazioni, ad alleviare l'inquietudine con un pizzico di leggerezza e soprattutto è simbolo dell'affermazione femminile a scapito di ogni forma di sottomissione e restrizione di libertà".

Detto ciò analizziamo i brani: si parte con una versione di Ballin’ the jack , interpretata dal duo con particolare vigore. Anche qui è interessante notare l’uso il gergale Ballin’ The Jack, un’ espressione utilizzata dagli operai delle ferrovie per indicare la sensazione di andare al massimo, a tutta velocità. Procedendo nell’ascolto troviamo poi Puttin’ On The Ritz, composta da Irving Berlin nel 1930 e colonna sonora del film omonimo. Chi ama il bianco&nero ricorderà sullo schermo un elegante Fred Astaire in marsina, mentre veleggia sul palcoscenico tenendo a bada i suoi lucidi mocassini. In questo brano Laura dà un ennesimo saggio della sua bravura al pianoforte. L’album include poi una versione del classico e dolente St James Infirmary, il ballabile Cake walking babies from home, brano già nel repertorio di Alberta Hunter (che nel cuor mi sta) e (I’ll see you in) Cuba sempre del sempre lodato Irving Berlin.

Prima di continuare nel racconto dei brani, meritano una citazione tutti i musicisti che hanno partecipato alla registrazione dell’album ovvero Marco Brioschi alla tromba, Franco Cristaldi al basso e Mauro Porro al clarinetto e sax . Inoltre in due brani scritti da Laura Fedele compaiono Lucio Fabbri al violino in Love My Shoes e Enrico Rava e la sua tromba nel brano Like Aretha used to sing. Ma le 'ragazze' non si limitano a guardare al passato remoto e includono nella loro selezione anche Goodnight Moon della duo Shivaree, un brano di venti anni fa utilizzato per le campagne pubblicitarie della Breil e diventato famosissimo per essere stato incluso nella colonna sonora di Kill Bill volume 2.

 

L’album si conclude con le gioiose Mackin wickey-wackey down in Waikiki (con la splendida performance di Laura alla fisarmonica che si unisce alla verve di Veronica al canto e all’ukulele) e infine Cho Choo Ch’Boogie, un successo di Louis Jordan e i suoi Tympany Five (1945) da ascoltare ad alto volume. Se Veronica si esibisce all’ukulele e al washborad, Laura risponde al pianoforte, alla fisarmonica e alle percussioni. Per concludere  vorrei sottolineare come le due ragazze oltre ad essere delle ottime polistrumentiste  si alternano con bravura al canto sia come soliste che come back – vocalist. Brave e divertenti. Due aggettivi da sottolineare, soprattutto il primo. Altamente consigliato.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Laura Fedele e Veronica Sbergia
  • Anno: 2022
  • Durata: 30:55
  • Etichetta: Abeat Records

Elenco delle tracce

01. The Jar (V. Sbergia, L. Fedele)

02. Ballin’ The Jack (J. Burris,  C. Smith)

03. It Wasn’t Me (L. Fedele)

04. Puttin’ On The Ritz (I. Berlin) 

05. Love My Shoes (L. Fedele)

06. St. James Infirmary (traditional)

07. Cake Walking Babies From Home (H. Troy, C. Smith, C. Williams)

08. Goodnight Moon (A. Parsley, D. McVinnie)  

09. (I’ll See you In) Cuba (I.Berlin)

10. Making Wickie-Wackey Down In Waikiki (A. Hoffman, B. Lane)

11. Choo Choo Boogie (V. Horton, D. Darling, M. Gabler)

12. Like Aretha Used To Sing (L. Fedele)  

Brani migliori

  1. Puttin’ On The Ritz (I. Berlin)
  2. Making Wickie-Wackey Down In Waikiki
  3. Choo Choo Boogie