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Motus Laevus

Sifr

È un progetto davvero interessante quello che da qualche anno a questa parte stanno portando avanti i Motus Laevus, trio composto da Luca Falomi, Tina Omerzo (col fondamentale contributo di Max Trabucco alle percussioni e di Alessandro Turchet al contrabbasso). Una commistione di diverse influenze musicali che affascina e ammalia. Probabilmente ha ragione Guido Festinese quando dice - scrivendo proprio di questo nuovo bellissimo Sifr (prodotto da Pivio e Aldo De Scalzi) - che il termine “contaminazione” è ormai abusato; forse allora in questo caso sarebbe meglio parlare di sincretismo musicale. L’intento, infatti, è quello di far coesistere e integrare occidente e oriente, tra jazz, canti sloveni, danze nordafricane e orientali e composizioni dell’est. Senza, tra l’altro, che le diverse “musiche” perdano le loro peculiarità. Tutto si tiene, insomma.


Non a caso d’altronde il titolo scelto per questo secondo loro album è Sifr, parola araba che significa “zero”, “vuoto”. Va da sé che il termine non deve essere inteso nella sua accezione negativa (“nulla”), ma sta a indicare l’annullamento delle distanze; insomma un vuoto che si può raggiungere partendo dal “pieno”, delle più diverse esperienze culturali e umane. Lo zero può dare, infatti, origine a un altro numero, così come solo dal vuoto si può erigere qualcosa di nuovo. Bellissimo è anche il modo in cui i tre artisti riescono a far coesistere i loro diversi percorsi musicali e le loro esperienze. Se c’è contaminazione - Festinese mi perdoni - è una contaminazione che parte in prima battuta proprio da loro. Se l’intento insomma è quello di far parlare l’oriente e l’occidente, assistiamo spesso a un vero e proprio dialogo sonoro tra i diversi strumenti utilizzati da Falomi, Omerzo e Romano.

Del dialogo ha la fattezza, per esempio, già l'iniziale Longa nihavend- brano scritto dalla compositrice turca Kemani Kevser Hanim, vissuta tra la fine dell'Ottocento e l’inizio del Novecento -in cui il sax (vagamente inquietante) di Romano duetta con il piano di Tina Omerzo, prima dell’irrompere fragoroso della chitarra di Luca Falomi; gli strumenti si accavallavano, quasi ognuno volesse far emergere la propria voce (una lite?) per poi giungere a una perfetta connessione, in un crescendo finale bellissimo. 

Ma ci può essere vero dialogo anche senza la voce? probabilmente no. E quindi già nella seconda traccia - il canto tradizionale macedone Brala Jana kapini - entra in scena la voce di Omerzo. Tra jazz e canzone d’autore (seppur solo strumentale) è La tredicesima ora (scritta da Falomi) che si apre con un bellissimo tappeto sonoro di piano e con il clarinetto di Romano che tiene la linea melodica prima di lasciare spazio alla chitarra di Falomi. Clarinetto che apre anche Misel vode (scritta da Tina Omerzo) che trae spunto da una poesia slovena che potremmo tradurre come “il pensiero dell’acqua”. Uno dei punti più alti - e ce ne sono tanti - dell’intero disco. 
Dalla malinconica Slovenia passiamo alla trascinante Turchia di Kucuk kus  (“piccolo uccello”), brano (di Romano) che ancora una volta sa unire alla perfezione occidente e oriente, in un impasto sonoro avvincente tra chitarra, piano e clarinetto. Dall'oriente torniamo in occidente (dalle parti della Spagna… non a caso forse la nazione europea che maggiormente ha attinto dalla cultura araba) con Fondaco in cui Falomi dimostra tutta la sua grande capacità compositiva. Ancora Tina Omerzo e Edmondo Romano sembrano confrontarsi (quasi un altro dialogo) nella malinconica Taksim (che in turco, non a caso, significa “improvvisazione”).

Il disco non poteva forse che chiudersi con Jovano Jovanke, altro brano tratto dalla tradizione macedone (ma poi fatta propria da tutta l’area balcanica), in cui si racconta un amore osteggiato dai genitori, ma pervicacemente portato avanti dai due giovani. Così come pervicacemente i Motus Laevus continuano a portare avanti il loro amore per le più diverse esperienze musicali e culturali. Opera meritoria e davvero di grande classe. Avercene.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Luca Falomi, Tina Omerzo e Edmondo Romano 
  • Anno: 2023
  • Durata: 52:18
  • Etichetta: Felmay Records

Elenco delle tracce

01. Longa nihavend 

02. Brala Jana kapini 

03. La tredicesima ora 

04. Misel vode 

05. Kucuk kus 

06. Fondaco 

07.Taksim 

08. Jovano Jovanke 

Brani migliori

  1. Misel vode
  2. Kucuk kus
  3. La tredicesima ora

Musicisti

Tina Omerzo: voce, pianoforte, tastiere - Edmondo Romano: sax soprano, clarinetti, chalumeau, fluier - Luca Falomi: chitarra acustica, classica, baritono, 12 corde, elettrica, basso acustico - Max Trabucco: batteria, percussioni - Alessandro Turchet: contrabbasso