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CAP10100

Statuto

 

È un sabato sera invernale, di quegli inverni senza neve che oramai a Torino rappresentano una regolare eccezione. Non fa molto freddo. Il concerto si tiene in un locale con un nome “postale”, il Cap10100. Si trova lungo il Po e si gode una bella vista, con una programmazione che spazia tra spettacoli teatrali, musicali e attività varie. Questa sera suonano gli Statuto, che celebrano i quarant’anni di attività live, un lungo percorso artistico che ha avuto inizio il primo maggio del 1983. Un complesso fedele alla cultura mod, al genere ska, con qualche venatura soul e perché no beat. Il nome omaggia la piazza di Torino in cui si riuniscono da sempre i seguaci del movimento.

Il concerto, organizzato da Barley Art, si presenta con un locale praticamente esaurito (con prezzo popolare) e questo è favorito anche dal fatto che stasera viene registrato il live della performance per l'uscita di un disco in primavera. La band torinese sale sul palco alle 22.15 e si presentano nella versione ‘estesa’. Oltre al quartetto base - con il cantante e leader Oskar (Oscar Giammarinaro), il batterista Naska (Giovanni Deidda), il chitarrista Enrico Bontempi e il bassista Ennio Teen Mod Piovesani (che sostituisce Rudy Ruzza), abbiamo Gigi Rivetti alle tastiere, Tiziano Di Sansa al sax e Marco Milani alla tromba. Da molti anni non li sentivo dal vivo e a memoria non ricordo di averli visti con l'organico a sette. L’impatto è notevole, con una resa sonora piena ma che in questo caso non ha reso al meglio, complice la robusta amplificazione immessa nell’auditorium che non ha creato le condizioni migliori per un’acustica valida.

 

Oskar lancia battute con la consueta ironia (ma anche autoironia) e si parte con ritmo serrato e ballando: “Ciao! Siamo gli Statuto e veniamo da piazza Statuto-mod”. L'attacco è con Rabbia e stile, una dichiarazione di intenti e forse una delle loro migliori canzoni; poi dall'album “Canzonissime” arriva Solo tu, mentre dall’album precedente (“È tornato Garibaldi”, del ’93) partono le note e le parole di Vattene sceriffo, brano che racconta la morte di un tifoso. Il pubblico è composto prevalentemente da mod di mezza età e crea presto una buona atmosfera: “Siete molto gentili” ringrazia Oskar e attacca I campioni siamo noi, che ha un fondo di amarezza e Un giorno di festa, che parla di un padre e un figlio disoccupati per ragioni differenti. Una caratteristica dei brani degli Statuto è spesso proprio quella di depistare ad una lettura veloce, di coprire con un titolo un testo e una musica scanzonata un tema molto serio e triste.

Sul fondale del palco ci sono proiezioni delle copertine di LP, 45 giri o loro immagini più o meno giovanili, li chiamano visual. Giungono quindi alcuni brani a tema calcistico, introducendoli così: “Il prossimo pezzo è la nostra gioia, il nostro dolore. Una squadra che solo il fato vinse”, parole che sfumano mentre partono le note di È Grande, dedicata al grande Torino, cui segue Controcalcio che, ricorda Oskar, “Scritta per noi dal maestro Enrico Ruggeri” e che tratta i mali del calcio attuale. Un momento dello spettacolo particolarmente intenso e sentito dal pubblico, cui si aggiunge Facci un goal, dedicata ad uno dei giocatori più amati dalla tifoseria granata…“Il nostro Dio del calcio si chiama Paolino Pulici”.

A metà concerto entra in scena Skeggia, il primo chitarrista del gruppo, suona due pezzi e lascia il “posto” da un altro musicista storico, Bumba, altro chitarrista protagonista per un buon tratto della loro lunga storia. Con loro suona alcune canzoni tra cui Ghetto, brano storico sull'emarginazione e infine Qui non c'è il mare, dedicato alla Torino dei primi anni '80. Le canzoni vengono arricchite qui e là da assoli di tromba, di sax e anche di chitarra che si allontana dal consueto accompagnamento ska. La temperatura è alta in tutti i sensi e qui l'annuncio di un break: “Grazie a tutti ma non andate via”, una frase che serve per introdurre un trio, una teen band con due figli di Bumba, protagonisti con la band Omini a X Factor. Il pubblico li accoglie con tiepida benevolenza e i ragazzi suonano due canzoni.

Tornano gli Statuto e la frase è emblematica: “Grazie amiche, grazie amici, ci fate sentire non inutili”. Per il set finale entra il bassista Rudy, con il pubblico che è ancora sufficientemente danzereccio, sebbene provato. Ancora un felice sforzo con Fulmine, uno strumentale che vede un assolo di batteria di Naska, essenzialmente d'effetto. Il finale è scoppiettante, come del resto tutto il concerto, coinvolge il pubblico nel canto di Piera (“Una canzone con parole toccanti” come dice Oskar con la consueta ironia). Segue la presentazione della band con battute ad hoc e si attacca con Abbiamo vinto il festival di Sanremo e Piazza Statuto, “Dedicata a tutti i mod”, che vede salire sul palco amici vari a cantare a squarciagola. Siamo proprio a fine concerto e “W i Mod, W il modernismo” sono le ultime parole di Oskar, sommerso dagli abbracci sul palco e dalle luci che pian piano si accendono.

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In dettaglio

  • Data: 2023-01-28
  • Luogo: CAP10100
  • Artista: Statuto

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