ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Musica Nuda

Complicità essenziale

Dopo otto anni su tutti i palchi del mondo a proporre piccoli e grandi classici, c’è voglia di inedito: il dinamico duo Musica Nuda scardina ogni pronostico e sforna un disco tutto nuovo, Complici. Stavolta si lascia la sponda e si naviga in mare aperto, con l’aiuto di canzoni scritte da amici vecchi (Pacifico e Pasquale Ziccardi fra gli altri) e nuovi (Max Casacci, l’esordiente Luigi Salerno, Sylvie Lewis direttamente dall'Orchestra di Piazza Vittorio e il grande Al Jarreau). Ne parliamo con i due complici nella magia, Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e Petra Magoni (voce).

Iniziamo dal titolo: Complici, che mi pare che sintetizzi alla perfezione tutto il vostro ‘progetto’ musicale oltre che la natura del vostro vivere la musica. È grazie a questa complicità che, parafrasando Vado giù, create musica quando non c’è, attraverso il silenzio. Dopo tanti anni, siete riusciti a descrivere la vostra alchimia e cosa la alimenta?

Ferruccio Spinetti: È un po’ difficile dirlo in due parole, com’è semplice dire che io e Petra ci siamo conosciuti da un punto di vista artistico, perché sappiamo che probabilmente io con un’altra cantante e Petra con un altro contrabbassista non avremmo sortito lo stesso effetto: è un’alchimia chimica che fa sì che io e Petra siamo “complementari” sia sul palco che quando scriviamo. Questa complicità nasce da otto anni insieme sul palco, oltre cento concerti l’anno, ma è anche la condivisione di viaggi, di gusti musicali, di autori e quant’altro che fa sì che una coppia come la nostra possa maturare.

Petra Magoni: La parola “complici” sintetizza perfettamente il tipo di ‘progetto’. Siamo molto diversi e questo è un arricchimento per entrambi, perché ci compensiamo in tante cose: lui è più calmo e preciso, e io sono più disordinato. Ed è qualcosa di usuale sul palco, come Stanlio e Ollio, dove c’è un’opposizione di caratteri diversi che fanno una coppia.

Una delle tematiche che mi sembrano onnipresenti nel disco è quella (non solo artistica) dell’autenticità e dell’onestà nell’essenziale. Forse sono le fondamenta per ogni tipo di complicità. Che ne pensate?

FS: Dopo tanti anni, mi sembrava un po’ superficiale fare sfoggio delle nostre doti artistiche. Ma poi in verità, fin dal primo disco non l’abbiamo mai fatto. Ma è questo il nostro modo di intendere la musica, e cerchiamo, anche con gli inediti, di seguire la linea di essenzialità che ha caratterizzato il primo disco. In tutto il lavoro, ci sarà al massimo un episodio in cui Petra fa sfoggio della sua vocalità, ma per il resto se abbiamo una bella canzone non serve altro.

PM: Il progetto con Ferruccio è nato dal nostro incontro e dalla nostra voglia di suonare, tutto ciò che è venuto dopo è venuto anche dalle persone che hanno creduto in noi, senza investimenti pubblicitari e formule per attrarre il pubblico. Abbiamo sempre suonato quello che ci andava di suonare. Il fatto che facciamo un disco di inediti è un’esigenza nostra – quasi una sfida -, dopo aver iniziato per cover per necessità: questa voglia è diventata una priorità. È un disco molto sobrio, solo con la voglia di proporre belle canzoni, suonate al nostro meglio, in modo molto semplice.

A proposito di autenticità, Ferruccio, in questo disco ci sono molte sovrincisioni e stratificazioni. Ti pare di snaturare qualcosa dell’identità di Musica Nuda in questo modo?

FS: No, no, assolutamente. Quando ne faccio, le faccio semplicemente per rendere più intelligibile la composizione. Ovviamente è più facile sentire Roxanne di Sting in versione drum’n’bass piuttosto che tango, perchè la riconosci in quanto Roxanne. Nel momento in cui fai un pezzo inedito è difficile rendergli giustizia, bisogna rendere chiara l’armonia del pezzo. Anche in Cinema ne uso, ed è un pezzo a cui sono affezionatissimo: l’avevo composta io col pianoforte per gli Avion Travel, e capisci che tradurre per gli arpeggi del piano sul contrabbasso, le sovrincisionierano necessarie.

Complici ribalta le premesse dei vostri dischi precedenti, con pezzi inediti a fare da piatto forte, e si prende parecchi rischi in più. Perché questa esigenza di ri-mettervi in gioco? La cover finisce per mettere troppo sotto pressione, o ormai vi sta stretta?

FS: Assolutamente no. In Complici ci sono tre cover, tra cui Felicità di Lucio Dalla, che è un pezzo stupendo ed è uno dei pezzi che stiamo suonando di più dal vivo. Durante questi anni in giro per il momento, naturalmente ci sono capitate tra le mani delle composizioni e abbiamo avuto voglia di raccogliere i nostri amici, vecchi come Pacifico e nuovi come Max Casacci, se avevano voglia di scrivere per noi, o se ne avevano chiusi nel cassetto, come il pezzo di Complici di Bruno Lauzi. A noi piace l’imprevidibilità: mi piace pensare che tra un anno usciremo con un disco con un’orchestra d’archi, piuttosto che un disco sulle musiche di Kurt Weill. Questo disco fotografa un momento artistico e di vita di Petra e Ferruccio. Lo sforzo che abbiamo fatto quindi è stato raccogliere queste canzoni, trarre le conclusioni, con quattordici tracce, che rappresentano meglio quello che siamo in questo momento. Poi, ci sono pochi pezzi scritti da me e Petra, ma a me interessa poco guadagnare 200 euro in più di SIAE e fare un disco mediocre con un solo singolo bello, perché voglio fare un disco che resti nel tempo, di belle canzoni. Per me, tutti e quattordici hanno la potenzialità di diventare singoli. È come nei film: chiaramente bisogna fare un montaggio da tante inquadrature. Sarebbe una follia fare un disco ventiquattro tracce e non dargli un senso.

Nella tracklist saltano all’occhio due presenze molto importanti: quella di Lauzi e quella di Al Jarreau, per di più con la responsabilità di portare per la prima volta al pubblico parole prima inedite? È un tipo di responsabilità diversa rispetto alle cover?

FS: Sì, questa responsabilità c’è. Innanzi tutto, noi per primi non avremmo inserito il pezzo di Lauzi se non l’avessimo considerato assolutamente adeguato. Uno ha un timore reverenziale quando ha fra le mani ha un pezzo di Lauzi o Jarreau, però bisogna avere la maturità artistica (e abbiamo entrambi quarant’anni, io 40 e Petra 38), e alla fine ce l’hai dopo vent’anni che fai questo lavoro. Non dobbiamo dimenticarci che il nostro “format” contrabbasso-voce è comunque ostico per fare certe cose: se Complici è venuta fuori la prima, ci potevano essere altri brani su cui anche buttandoci il sangue per una settimana non si trovava la giusta chiave interpretativa, e giustamente li abbiamo scartati.

Sembra che con voi gli autori amino molto svelare qualcosa che sfidi la percezione che si ha di loro. Immagino lo stupore per una canzone come Rimando, scritta per lo più da uno come Max Casacci, che ha una storia completamente diversa…

FS: Assolutamente sì, anche a me capita che un artista mi chieda una canzone: è una cosa stimolante per il nostro lavoro, il fatto di scrivere una canzone in base all’interprete finale. E questo è successo con Max, che ci ha visto in concerto e dopo tre giorni ci ha mandato il pezzo, o di Pacifico, che ci conosce da tanti anni, e ci ha scritto questo pezzo per Musica Nuda e, guarda caso, l’abbiamo registrato in un giorno. Per chi ci conosce da anni è più facile scrivere per noi, perché già conoscono le nostre direzioni artistiche.

Com’è nata la collaborazione con due artisti tutto sommato nuovi come Luigi Salerno e Andrea Bonomo? E con Silvye Lewis?

FS: Con Luigi, è stato semplice. Ci ha fatto pervenire questo provino, suonato da lui piano, fender e voce, e ce ne siamo subito innamorati. L’abbiamo trattata come fosse una cover, come se sentissi oggi in radio un pezzo dei Police e mi venisse voglia di farne una cover. Con Andrea Bonomo è un mio carissimo amico, è di origini napoletane e avevamo già collaborato nel 2000, ed è un grande paroliere sotto l’ala protettiva di Caterina Caselli. Ogni pezzo ha sempre delle motivazioni alla base.

PM: Per quanto riguarda Sylvie, trovandomi a lavorare con l’Orchestra di Piazza Vittorio per il Flauto Magico, mi era venuto in mente di chiedere canzoni un po’ a tutti, e magari in un prossimo lavoro ci saranno anche quelle. La prima a rispondere è stata Sylvie, che mi è piaciuta dall’inizio, e ovviamente ci piaceva l’idea di avere canzoni in inglese, visto che suoniamo in tutto il mondo.

Petra, in questo album sei autrice anche di alcuni testi, Sentieri Strade Saluti, Professionalità e Cinema. Poi c’è anche Professionalità, dall’intenzione un po’ ludica, forse però un po’ spuntata nell’efficacia…

PM: Era successo anche in dischi precedenti, in realtà, ma Strade è una di quelle cose che scrivo e poi chiudo nel cassetto, che non per forza dovranno diventare canzoni – questo tra l’altro era anche molto vecchio. Una sera era a casa mia Alfonso Miché, e ha voluto vedere qualcosa e la sera stessa ha composto la musica, ha scritto proprio pensando a me e Ferruccio.

FS: Professionalità è nata assolutamente da quello che viene narrato. Forse non esiste un pezzo più autobiografico di quello. Poi, è un pezzo ironico, che vuole avere un taglio scherzoso – non volevamo fare l’Opera da Tre Soldi. Poi può piacere o no, ma non ci piaceva l’idea di mettere troppi episodi “comici” perché poi il disco ne perdeva in spessore: per noi, è una finestra d’ironia che ci può stare in un disco dal mood “serioso”.

Petra, in tutto il disco hai cercato di essere il più possibile lineare, senza sfoggio, ma Mirza ti sei scatenata…

PM: Questo pezzo è molto divertente, e parla di questo proprietario imbufalito che perde il cane e lo cerca – poi ho quattro cani furbacchioni che scappano sempre, quindi conosco bene la situazione. Poi mi piaceva molto usare questa voce molto macabra da sovrapporre all’altra: addirittura il nostro discografico quando l’ha ascoltato ha detto “Bella! Ma chi è che canta con Petra?”. La cosa più difficile del pezzo è stato fare il cane a tempo, per una durata abbastanza lunga, cosa non così facile… Abbiamo voluto fare questa cosa un po’ isterica, Ferruccio con le sue doti da clown innato ogni tanto fa un bau poco convinto. Poi il pezzo ha un tiro micidiale, e dal vivo è solo il contrabbasso di Ferruccio ma ha la stessa energia.

Avete altri desideri di collaborazione? Nelle cover, vorreste togliervi qualche altro sfizio. Che ne so, una Tartaruga di Bruno Lauzi?

FS: Sì sì, la conosco, tra l’altro abbiamo fatto in concerto Sei forte papà di Morandi o La vecchia fattoria, ci capita di fare canzoni per bambini. Guarda caso mi inviti a nozze, perchè nel cassetto c’è l’idea di fare una produzione tutta dedicata ai bambini, un Musica Nuda For Children. Per ora, mi sembra di essermi tolto tutti gli sfizi, tra cui anche InventaRio l’anno scorso. Ho la fortuna che i miei sogni si stiano realizzando nel lavoro.

PM: Musica Nuda For Children è già più un’idea, abbiamo già fatto una giornata di registrazione e abbiamo già una lista di pezzi. Anche un po’ spinti dai nostri figli, vogliamo fare una cosa per i più piccoli. Magari La Tartaruga è un pezzo un po’ usato, ma ci piacerebbe usare pezzi meno conosciuti.

Avete girato tutto il mondo, e solo grazie alla vostra musica, superando barriere linguistiche e culturali. Come ve lo spiegate? Come vi relazionate con i vostri pubblici – e con quello italiano?

FS: La chiave di volta secondo me è il repertorio. Un repertorio variopinto come il nostro, da Over the rainbow fino a Gianni Morandi, da Sting alla musica classica, fa sì che possiamo suonare in ogni parte del mondo. Un cantautore avrebbe più problemi a fare un concerto a Londra o a San Pietroburgo.

PM: Sono d’accordo, ma comunque il pubblico straniero vuole pezzi italiani, così come noi se andiamo a sentire dei musicisti indiani, vogliamo sentire musica indiana. È vero che all’estero suoniamo molto in ambiti jazzistici, dove non piace tanto il repertorio quanto come lo si esegue, quindi l’interplay, la tecnica, l’energia di chi sta suonando, magari meno lo conoscono, più lo apprezzano. Il repertorio forse acchiappa il ‘target’ delle persone che non ascolterebbero mai un disco contrabbasso-voce, ed è la cosa bella dei nostri concerti, c’è di tutto: dai bambini, ai nonni, ai ragazzi coi piercing e i tatuaggi, i professionisti… e tutti trovano un motivo diverso (o lo stesso) per apprezzare ciò che facciamo, senza dire ‘stiamo rivoluzionando la musica’, ma porsi nelle cose più semplici e ordinarie con una verità che arriva a tutti. C’è una nonna nelle Marche che ci porta sempre i centrini, i bambini coi disegni di noi due… sono fan improbabili, che adoriamo avere.

Felicità è posta come epilogo, come premessa a una prossima stagione. E chiude il cerchio con “Vado giù”. Dove volete andare da qui in poi?

FS: Felicità che da fine marzo ci segue una tournée di due mesi praticamente ininterrotta, e siamo già felici se quando suoniamo nelle varie città la gente che viene vada a casa contenta la sera. Poi, mi piacerebbe conquistare nuove nazioni, come Spagna e Germania, e portarle al livello della Francia come numero di concerti. E mi auguro di fare sempre nuovi progetti con Petra,  anche totalmente diversi da questi, ma comunque con uno spessore artistico. Se nei prossimi, che ne so, otto mesi, ci viene un’idea geniale la registriamo. Cerchiamo idee forti e vere, e per fortuna questo alla gente arriva, quando si è onesti anche con uno strumento in mano.

PM: Ovviamente quando suoniamo c’è dentro molto anche di noi, della nostra umanità: è un augurio per girare pagina, anche verso delle cose più serene per il futuro rispetto a quelle successe negli ultimi tempi. Aver raggiunto anche una certa consapevolezza di quello che sappiamo e  vogliamo fare, e cercare sempre stimoli nuovi.

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


Altri articoli su Musica Nuda

Altri articoli di Paolo D'Alessandro