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Molteni Ferdinando

L’anello di Bindi. Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 a oggi

“Giovedì 26 gennaio 1961, ore 21. Salone delle Feste del Casinò di Sanremo. Fuori ci sono cinque gradi, forse quattro. (…) Solo pochi fortunati sono seduti al caldo, davanti al palco del Festival della Canzone e aspettano che lo spettacolo abbia inizio”.

Con questa annotazione che, come si vedrà proseguendo nella lettura, non è assolutamente priva di importanza, si apre a pag. 17 il capitolo intitolato “L’anello di Bindi”, che rappresenta la prima (corposa) parte del libro e che nella chiara intenzione dell’autore Ferdinando Molteni, giornalista e saggista, vuole essere (e a nostro parere lo è appieno) un omaggio al genio ingiustamente oltraggiato e umiliato dal mondo discografico italiano, nonché alla storia musicale e umana di Umberto Bindi.

Del musicista ligure, uno dei padri della canzone d’autore italiana, si sa la triste storia, ma non tutti finora conoscevano il vero motivo dell’accanimento contro l’artista all’epoca. Il libro di Ferdinando Molteni inizia proprio accendendo un riflettore su un particolare che è apparso nelle immagini sbiadite della tv in bianco e nero, nei giornali di quegli anni e persino sulla copertina di un disco. Quel particolare si rivelerà la chiave di tutta la sua storia di coraggio e di onestà intellettuale: un anello, anzi, un vistoso solitario con diamante indossato all’anulare della mano destra. Quel gesto, praticamente
insignificante ai nostri occhi ma eclatante e difficile da tollerare all’epoca, darà infatti simbolicamente il “la” a un percorso culturale faticoso, difficile, tortuoso e altalenante verso il riconoscimento e l'inclusione delle identità di genere (che non sembra ancora giunto a pieno compimento), valore da apprezzare e difendere anche dal punto di vista musicale, che è poi quello di cui si occupa questo interessante e piacevolissimo libro.

Da quella sera del 1961 dicevamo, o più precisamente da appena pochi mesi prima, con la pubblicazione della canzone Il confine dello stesso Bindi e Giorgio Calabrese (secondo Molteni la prima canzone sulla diversità mai scritta in Italia), comincia una vera e propria rivoluzione nel mondo della canzone pop e d’autore, che negli anni ha portato a scardinare profondi tabù e frivole (maledette) malelingue. L’autore identifica due date precise che fanno da spartiacque in questa storia e che avranno ripercussioni sull’intera cultura omosessuale in Italia: il 1961, con la famosa esibizione di Bindi a Sanremo e il 2010, anno in cui Tiziano Ferro rilascia un’intervista che spezza ogni dubbio e mette a tacere ogni morbosa insinuazione, facendo un vero e proprio coming-out. Nel mezzo, vi è un universo, più o meno in ombra o più o meno appariscente di artisti e di canzoni che l’autore del libro ha puntualmente raccolto e documentato in queste pagine avvincenti che raccontano più di mezzo secolo di canzoni, scandali, successi e anche alcune vistose “stonature”.

La seconda parte del libro prende infatti in considerazioni tutti quegli artisti che in vario modo hanno contribuito allo sdoganamento di temi e atteggiamenti diciamo “non convenzionali”. Ai capitoli dedicati al filone beatnik di Gian Pieretti, alla sincera ironia del polisex Ivan Cattaneo, ai pezzi storici di Cristiano Malgioglio per Mina, alla consapevolezza di Andrea Tich, si affiancano in ordine pressoché cronologico quelli che trattano con occhio critico le scelte di alcune figure che non hanno mai dichiarato apertamente la propria omosessualità. Se Renato Zero o Lucio Dalla sono stati comunque un riferimento per il mondo gay (e ovviamente non solo) pur non essendosi mai apertamente dichiarati in merito, vi sono altri artisti quali Roberto Vecchioni, Antonello Venditti o i Pooh (nell’ordine La Bellezza, Giulia, Pierre sono i titoli di loro brani indimenticabili) che hanno affrontato il tema dell’omosessualità “dal di fuori” con grande sensibilità e delicatezza in anni ancora difficili per l’argomento. Un capitolo interessante è inoltre dedicato alle poche donne che hanno raccontato in prima persona e in modo molto differente l’universo omosessuale femminile, Gianna Nannini, Giuni Russo e Paola Turci, mentre un altro ci racconta di come mai alcune figure senza volerlo siano diventate icone gay, come Raffaella Carrà e Loredana Bertè. Infine, nelle ultime pagine del libro, l’autore si pone in mondo critico nei confronti dell’attuale “moda” di ostentare con atteggiamenti, travestimenti e allusioni spesso volgari al mondo gay (soprattutto maschile) con modi di esprimersi e apparire che spesso sono solo specchietti per le allodole nei confronti del pubblico (quello più giovane) che poco conosce del lungo percorso intrapreso faticosamente dagli artisti che negli anni ha portato ad una libertà che alcuni grandi artisti del passato, Umberto Bindi su tutti, hanno tristemente pagato molto cara.

L’Anello di Bindi di Ferdinando Molteni, Vololibero edizioni, con prefazione di Paolo Rumi è un libro illuminante, immediato e necessario, una lettura agile e accattivante che non può sfuggire agli appassionati di musica e di costume italiani di ogni età.

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In dettaglio

  • Artista: Molteni Ferdinando
  • Editore: VOLOlibero
  • Pagine: 216
  • Anno: 2023
  • Prezzo: 23.00 €

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