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Baustelle

Elvis

Elvis, l’ultimo lavoro dei Baustelle, è un’operazione musicale, un esperimento alchemico, una esercitazione di antilogia, che prova, per dirla seguendo la moda culinaria del momento, a rendere gustosa la pizza con l’ananas, o la cozza con la Nutella.
Ma l’ossimoro vero è che non solo ce la fa, quel diavolo di un Bianconi, ma riesce a far sentire un imbecille chiunque abbia provato ad avere dei dubbi sull’esito positivo di un azzardo di queste dimensioni. La sfida era questa: riuscire a conciliare le sofisticate atmosfere lugubri, barocche, intime, celebrali dal taglio nichilista a mo’ di favola gotica, tipiche della band toscana, con le abbaglianti, esplosive, sguaiate e caciarone situazioni musicali del rock'n'roll. Sfida che questo nono disco dei Baustelle, che ci arriva a cinque anni dal precedente, a seguito di un presunto scioglimento della band, vince, incredibilmente, a mani basse. Anche se i due singoli Contro il mondo e Milano è la metafora dell’amore, che ne hanno anticipato l’uscita, risultano sicuramente i meno riusciti dell’operazione forse perchè ancora troppo sporchi ed in continuità con quel mood leggero di proto pop che ha fatto la fortuna della band a suon di classifiche.

 

Elvis, più che una semplice reunion, sembra proporci un nuovo inizio dei Baustelle, a cominciare dai suoni in studio, puliti, chiari, elettrici, ben identificabili e definiti anche grazie al poderoso parterre di artisti al seguito: le chitarre che fanno le chitarre, i rullanti sparati a tenere il tempo, i giri di basso ovattati e cantabili, l’organo a tenere tutti dentro, i fiati a far scoppiare le emozioni. E basterebbe già solo questa impostazione da complesso vintage a riportarci con la testa alle atmosfere dei dischi che ci giungevano dall’America sulle navi genovesi, quelle della Stax e della Motown Records, che hanno sdoganato il rock'n'roll sui giradischi dei nostri salotti.

Ed invece no. Bianconi condisce questa operazione, per renderla ancora più credibile, con una serie di spezie funzionali a raggiungere quell’idea folle che si è messo in testa: sciacquare il vino di Montepulciano nelle acque torbide del Mississippi senza farne perdere il gusto. Ed ecco i coretti gospel, ecco l’armonica a bocca, ecco l’Hammond, ecco i cambi repentini di partiture e di ritmo (bellissime quelle di La nostra vita e Il regno dei cieli), ecco l’elegante bianco e nero: tutto sempre proposto con eleganza e consapevolezza del “mestiere”.

Ma non si pensi però che la band toscana in questo album, il più bianconiano di tutti, abbia dovuto rinunciare a tutto quel suo mondo abitato da personaggi di periferia, tristi, improbabili eppure così veri e quotidiani, che da sempre animano le sue poetiche, anzi. Quel brulicare di vite al limite, sghembe e sbagliate, ben si prestano (a saperlo fare, però!) alle atmosfere dei bassifondi luridi del rock’n roll. Dai dieci pezzi di Elvis, allora, prende vita Marco e la sua voglia di pompini (immancabili), riemerge Paola e la sua solitudine, urla Jackie la drag queen troia, sogna Los Angeles una cameriera ucraina col suo bel culo, sbucano uomini soli, gente del ministero, scrittori ambulanti che si credono messia, lolite spogliarelliste e bimbe suicide… Eccole qui, ci sono tutte, allineate in fila, le amate fate dell’universo Bianconi, le sue sempre tristi e nudissime adolescenti, i suoi uomini unti metropolitani. Solo che questa volta sembrano animati da una sorta di luce celeste, avvolti da una aurea di speranza gioiosa, che li rassicura attraverso neon giganti con la scritta “Io ti amerò per sempre” oppure tramite l’urlo liberatorio, che ricorda quel Tutto chiede salvezza di Mencarelli, di “Chiama lo psicologo, chiama l'ospedale, voglio solo amare” o, meglio, grazie ad una più scanzonata preghiera, mica tanto laica, di “Mio Signore/Vienimi a salvare/Quando ho sete, ho fame o devo vomitare.”

Il rock’n roll quindi, come redenzione, come rinascita, come rifugio, come pace, come aspirazione, come il Paradiso a cui tendere, solo che ad accompagnarci, stavolta, ci tocca quel diavolo d’un Bianconi.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Francesco Bianconi
  • Anno: 2023
  • Durata: 40:12
  • Etichetta: BMG / Picicca Mgmt

Elenco delle tracce

01. Andiamo ai rave

02. Contro il mondo

03. La nostra vita

04. Milano è la metafora dell’amore

05. Jackie

06. Los Angeles

07. Betabloccanti cimiteriali blues

08. Gran Brianza Lapdance Asso di cuori Stripping Club

09. Il Regno dei cieli

10. Cuore

Brani migliori

  1. La nostra vita
  2. Gran Brianza Lapdance Asso di cuori Stripping Club
  3. Il Regno dei cieli

Musicisti

Francesco Bianconi (voce, cori, chitarre);
Rachele Bastreghi (voce, cori);
Claudio Brasini (chitarre elettriche);
Alberto Bazzoli (piano e Hammond);
Lorenzo Fornabaio (chitarra elettrica e acustica);
Julie Ant (batteria e percussioni);
Milo Scaglioni (basso e chitarra).