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Mauro Ermanno Giovanardi

La mia generazione

Marlene Kuntz, Ritmo Tribale, Afterhours, Neffa, Casinò Royale, Ustmamò, C.S.I., Subsonica, Bluvertigo, Mau Mau, Cristina Donà, La Crus, e i Massimo Volume. Se i nostri padri possono parlare degli anni Settanta e del fermento musicale che si respirava, terreno florido per la nascita dei grandi cantautori, come di una stagione irripetibile per la musica italiana, noi possiamo fare lo stesso a gran voce con gli anni '90. Quando un gruppo di persone ci venne a dimostrare che il rock cantato in italiano, libero, nuovo e senza troppe pretese di imitazione americane o di oltre-Manica, era possibile. Non lo sapevamo ancora ma non solo sarebbe stato possibile, sarebbe stato così potente che ci avrebbe in parte segnato la vita.

Catartica, anno 1994; La Crus, anno 1995; Tabula rasa elettrificata, Metallo non Metallo, Tregua, anno 1997; Non è per sempre, anno 1999... meriterebbero di essere citati tutti i dischi dai quali Mauro Ermanno Giovanardi ha scelto i brani che sentiva più vicini ricantandoli, riarrangiandoli e, diciamolo fin dal principio, trasformandoli in canzoni sue. Perché se hai uno stile, un modo di modulare la voce, un'attitudine musicale così personali e riconoscibili...tutto quello che canti, ancora di più se di quelle canzoni ne hai visto o sentito respirare la nascita, ci mette poco a staccarsi da chi aveva la paternità delle parole e a diventare tuo.

La mia generazione s'intitola l'album in cui è riunito tutto questo, e davvero non poteva avere un nome differente. Perché certo è solo una piccola parte di quello che furono quegl'anni (inni) musicali, ma è una parte fortemente rappresentativa, di un decennio e del vento nuovo che una manciata di artisti portò con sé. Ai quindicenni-ventenni di allora la narratività nella voce di Emidio Clementi, il salmodiare di Ferretti, la rabbia di Agnelli, il principio di tutto in quella di Edda, arrivarono dentro alla quotidianità delle vite come qualcosa di estremamente vicino e familiare, e ci si mischiarono a tal punto da trasformarle, e fu rivoluzionario. L'ultimo istante in cui la musica italiana lo fu per davvero.

E i La Crus e Giovanardi dentro a quella rivoluzione ci stavano dentro, ne furono partecipanti e attori, per questo il suo omaggio sa poco di retorica nostalgia, e molto di appassionato e incondizionato amore. Nulla di scontato nel disco, in un gioco in cui i soli cinque artisti che lo accompagnano (Manuel Agnelli, Rachele Bastreghi, Emidio Clementi, Cristiano Godano e Samuel) non reinterpretano i loro brani ma si mescolano in un personale omaggio a loro volta, quello che sembra contare non è il nome e cognome di chi c'era allora, di chi mise la firma, ma l'atmosfera, il suono, le parole che giravano, e la potenza che tutto questo si portava dentro e che scatenò fuori.

Quest'album è molto distante dall'esser un disco di cover o un semplice omaggio ad artisti amici e ad un'epoca che, evidentemente, non c'è più e purtroppo siamo certi, non tornerà; sembra più il desiderio di mettere un punto fermo in tutto il caos musicale che ci gira attorno o, anche se non era questo l'obiettivo alla sua nascita, lo è diventato inevitabilmente con la pubblicazione. Uno scoprire le carte sul tavolo, con un po' di sfacciato e condivisibile orgoglio, dicendo "eravamo così e abbiamo fatto questo". Giovanardi è un artista, e non lo scopriamo di certo con questo lavoro, elegante, delicato, che tutto quello che fa lo fa con cura estrema e dedizione, e i risultati si vedono sempre, chiari limpidi e senza possibilità di smentita. Tredici brani attraverso la sua voce ci riportano fino in profondità dentro alla sua generazione.

Vi assicuro che già dal primo ascolto non sarà difficile ritrovarci anche un po' della vostra.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Mauro Ermanno Giovanardi, Leziero Rescigno e Marco Cosama Vignera Carusino, con LeLe Battista e Marco Tagliola
  • Anno: 2017
  • Durata: 48:14
  • Etichetta: Warner Music

Elenco delle tracce

01. Aspettando il sole (Neffa)
02. Lieve (Marlene Kuntz)
03. Huomini (Ritmo Tribale)
04. Non è per sempre (Afterhours)
05. Cose difficili (Casinò Royale)
06. Baby Dull (Ustmamò)
07. Forma e sostanza (C.S.I.)
08. Lasciati (Subsonica)
09. Cieli neri (Bluvertigo)
10. Corto Maltese (Mau Mau)
11. Stelle buone (Cristina Donà)
12. Nera signora (La crus)
13. Il primo Dio (Massimo Volume)

Brani migliori

  1. Forma e sostanza
  2. Nera signora
  3. Baby dull

Musicisti

Mauro Ermanno Giovanardi (voce, armonica, organo Farfisa e cori)  -  Leziero Rescigno (batteria, percussioni, pianoforte, tasti, KORG MS20, organo)  -  Marco Cosma Vignera Carusino (chitarre acustiche ed elettriche, slide, dobro, basso e cori)  -  Alessandro Gabini (basso)  -  LeLe Battista (tasti, Reverse Synt, clavicembalo e cori)  -  Barbara Cavaleri (voce #10 e 12, cori)  -  Manuel Agnelli (voce e cori #3)  -  Gianluca De Rubertis (piano e tasti #3)  -  Rachele Bastrenghi (voce e cori #6)  -  Cristiano Godano (voci e cori #7)  -  Emidio Clementi (voci e cori #7)  -  Samuel Romano (voce #9)  -  Davide Rossi (archi #8, 9 e 10)  -  Vincenzo Di Silvestro (archi #5 e 12)  -  Daniele Catalucci (cori)