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La Crus

Proteggimi da ciò che voglio

Tempo di vichiani ritorni: se il 2024 sarà ricordato perlopiù per l’impensabile reunion, per ora solo sui palchi, dei CCCP, un po’ meno sorprendente suonerà alle orecchie dei più il rientro in pista del combo milanese dei La Crus, visto l’abboccamento episodico che li aveva visti di nuovo insieme in quel di Sanremo nel 2011, i concerti del 2019, nonché i buoni rapporti che negli anni i due titolari della ditta (Mauro Ermanno ‘Joe’ Giovanardi e Cesare Malfatti) hanno coltivato (a differenza di quegli altri lì). Ma se quella dei CCCP ha l’aria, almeno per il momento, di un revival, pur magnifico quanto si vuole, la reunion dei La Crus partorisce questo Proteggimi da ciò che voglio che si configura invece come una ripartenza artistica che riprende le fila del discorso. Significativa in tal senso la ripresa di Come ogni volta (da “Dentro me”, AD 1997, a parere di chi scrive l’apice della loro arte).

L’aria che si sprigiona da queste nuove canzoni è tutt’altro che appacificata: è un mondo fragile quello dei La Crus (ma in fondo lo è sempre stato), incerto sul filo, un bilancio esistenziale difficile da chiudere in attivo. C’è un senso del vivere inquieto a cui, in questo lavoro, ci sembra si aggiunga un non so che di amarezza, di disillusione. La pioggia, il primo brano, si apre con un pascoliano scroscio accompagnato da un cupo riverbero di tuoni, tracciando il solco sul quale si muoverà il resto dell’album: la consapevolezza di ciò che non si è riusciti ad essere, l’anelito (impossibile e perciò frustrante) a una vita più semplice, scomposta nei suoi numeri primi. Se Pessoa ci avvertiva che “tutto è simbolo e analogia: il vento che passa, la notte che rinfresca/ sono tutt’altro che la notte e il vento: ombre di vita e di pensieri”, il nostro Joe è costretto a constatare: “Ma perché non so parlare semplicemente della pioggia/ attenendomi soltanto a quel che conta? (…) Invece piove sulle strade/ piove perfino sul mare/ che non ha neanche bisogno di farsi bagnare”.

A remare contro questo desiderio di semplicità c’è tutta una società di persuasori occulti (usiamo deliberatamente il termine coniato da Vance Packard, già nel 1957) che crea per noi i nostri desideri, per renderci (a dispetto di John Donne), prima un’isola solitaria, e poi docili consumatori. È in questo senso che va letto il titolo dell’album, ed è in questo che sta la sua sottesa tensione politica e civile.

 

Musicalmente i La Crus, che vedono ancora la collaborazione di Alessandro Cremonesi, il loro storico uomo nell’ombra, e Paolo Milanesi, ripartono dal corso inaugurato a cavallo dei due secoli con “Dietro la curva del cuore” (1999) e “Crocevia” (2001), il loro album di cover, con uno sviluppo cinematico dello spazio sonoro in cui convivono suoni elettronici, tappeti di sequencer, pattern sintetici, archi e occasionali strumenti acustici. Il tutto a volte soffoca un po’, ci pare, la linea melodica del canto che solo dopo ripetuti ascolti si delinea più memorabilmente. Ci sono però casi in cui essa si staglia da subito con luminosità: è il caso di Mangia, dormi, lavora, ripeti (che richiama tanto il “Produci consuma crepa” di quegli altri lì), non a caso scelto come singolo di lancio, a non contare l’anticipazione dell’altra ripresa, Io confesso con il valore aggiunto (e che valore!) della voce di Carmen Consoli.

A proposito di voci, quella di Joe è, se possibile, ancora più capace di sondare l’animo umano, caricando ogni sillaba di un suo peculiare senso connotativo. Tuttavia ben venga un piccolo aiuto degli amici: è il caso del suddetto contributo di Carmen Consoli, ma anche della strana coppia Vasco Brondi-Slavoj Zizek (filosofo, sociologo e politico slavo) in La Rivoluzione (no, non è la cover della sciagurata canzone di Gianni Pettenati) e di quella meno strana di Colapesce-Dimartino impegnati in Come ogni volta.

A onta di quanto si diceva prima, alla fine all’ascoltatore questo LP risulta, come possiamo dire, rassicurante, perché gli restituisce dei La Crus in buona forma, a testimonianza di come quella generazione felice degli anni ’90 abbia ancora molte cose da dare e da dire alla musica italiana.

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In dettaglio

  • Anno: 2024
  • Durata: 34:02
  • Etichetta: Mescal / Ada Music Italy

Elenco delle tracce

01. La pioggia
02. Mangia dormi lavora ripeti
03. Proteggimi da ciò che voglio
04. Shitstorm
05. La Rivoluzione (feat. Slavoj Zizek e Vasco Brondi)
06. Io non ho inventato la felicità
07. Discronia
08. Sono stato anch’io una stella
09. Io confesso (feat. Carmen Consoli)
10. Come ogni volta (feat. Colapesce e Dimartino)

Brani migliori

  1. Mangia dormi lavora ripeti
  2. Io non ho inventato la felicità
  3. Proteggimi da ciò che voglio